Palpeggia le alunne in palestra arrestato il prof di ginnastica

MilanoLui adesso respinge le accuse e si difende. E anche con una certa animosità, come se sentisse profondamente e ingiustamente offeso. Sostiene di non essere un pedofilo, di non aver mai nemmeno sfiorato una delle sei bambine tra i 9 e i 13 anni che lo accusano di averle toccate e palpeggiate più volte negli spogliatoi, negli ultimi due anni, mentre fingeva di aiutarle a rivestirsi o portandole all’improvviso in altri luoghi appartati della palestra di una polisportiva del Lorenteggio che organizza corsi di minivolley anche per gli allievi di una vicina scuola elementare e media. «Ma che luoghi appartati! - ha ribadito lui - In quella palestra non ce ne sono, gli allenamenti si svolgono sotto gli occhi dei genitori che assistono da dietro una vetrata! Si tratta di invenzioni vere e proprie!».
Eppure l’accusa, partita a maggio da alcune madri della scuola e che inchioda un istruttore di pallavolo 53enne italiano ma nato in Egitto, R.Z., è proprio quella di violenza sessuale pluriaggravata e continuata, per l’esattezza dal 2008 fino a qualche mese fa. Lo ha arrestato due giorni fa la polizia. E ieri i giudici lo hanno sottoposto all’interrogatorio di garanzia in carcere alla presenza del suo legale che, ha giurato, impugnerà la misura cautelare davanti al tribunale del riesame.
Un’altra brutta storia, un’altra vicenda squallida. Da una parte i bambini, dall’altra quegli adulti dei quali i piccoli dovrebbero potersi fidare ciecamente, gli educatori. A fine luglio era toccata a un allenatore di calcio varesino, che adescava baby calciatori con la scusa di un provino; poco più di un mese fa a un insegnante di arti marziali titolare di una palestra milanese che aveva abusato per 12 anni di almeno otto dei suoi giovanissimi allievi.
L’istruttore di pallavolo interrogato ieri a San Vittore - che della palestra dove insegna sarebbe anche uno degli amministratori - ha ipotizzato che le accuse contro di lui possano essere una forma di ritorsione per una litigata con una delle presunte vittime, cacciata dalla palestra perché portava gli amici a vedere gli allenamenti nonostante il suo divieto. E se qualcuno ha riferito che toccava le bimbe sulle braccia o sulla schiena durante l’allenamento, a suo dire lo ha fatto solo per correggerne la postura quando doveva insegnar loro a fare la battuta o a ricevere quella delle compagne, senza che il gesto avesse nulla di ambiguo.
«Un istruttore - ha spiegato l’uomo - deve avere necessariamente alcuni contatti fisici con gli allievi quando insegna. Non ci sono stati mai, però, contatti intimi, né baci, se non di saluto a Natale o a Pasqua o in occasioni di altre ricorrenze. E io insegno pallavolo da oltre trent’anni! E non ho mai avuto problemi di alcun genere».
Mentre il suo avvocato insiste che dai verbali degli investigatori emerga anche che molti genitori non hanno mai avuti l’impressione che in quella palestra accadessero strane cose, l’istruttore ha respinto con decisione soprattutto l’accusa di aver leccato il piede di una bimba, dopo averle tolto la scarpa con la scusa di strofinarle i piedi.

«Si era presa una storta - ha spiegato l’uomo ai giudici - per questo l’ho fatta sedere su un materassino e le ho tolto la scarpetta per poterle mettere il ghiaccio». La piccola, però, dopo quell’episodio, è rimasta talmente scioccata che non è più tornata ad allenarsi.

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