Panariello, uno show che sa di restaurazione

Panariello esiste eccome, esultano dalle parti di Cologno Monzese: oltre sei milioni e mezzo di telespettatori e uno share del 27,29 per cento per un varietà a Canale 5 non li vedevano dai tempi del miglior Zelig. E dunque, viva Panariello e il suo show fatto di gag, brevi monologhi, ospiti, balletti e quella comicità che accontenta tutti o quasi. Non costruiamoci sopra troppa filosofia però: siamo dentro fino alla parlata toscana nella tradizione nazionalpopolare. Panariello non esiste è la risposta che dà un bambino al genitore quando gli indica per strada il comico famoso e da qui lo showman imbastisce il suo spettacolo con i bambini impertinenti ripetutamente tirati in ballo (Canale 5, lunedì ore 21,15). Piacere a loro, sempre più padroni del telecomando, vuol dire coinvolgere tutta la famiglia, genitori e nonni compresi. E pazienza se Panariello non esiste per la critica e per il pubblico intellettuale: l’italiano medio può dare tante soddisfazioni. Panariello mira lì e fa centro quando si maschera da Sarkozy e con Salemme nella parrucca della Merkel abbozzano la parodia della famosa lettera di Totò e Peppino, stavolta indirizzata alla Grecia sprofondata nella crisi. Comicità sempliciotta anche nella gag con Salvo Sottile che al casting di «Italia’s Got Killer» boccia il criminale da delittaccio nero a caccia dei riflettori della trash tv, altro bersaglio fisso di Panariello. L’idea potrebbe funzionare, sono i testi che zoppicano. E con testi approssimativi, latitano graffio e credibilità. Funziona invece la critica ai reality show («l’altro giorno sfogliavo Chi e ho letto che Valeria del Gieffe 1 ha litigato con Adriana dell’Isola 4... Alla fine ho capito perché quel giornale si chiama Chi»). Sfilano Tiziano Ferro, Sergio Parisse e Martin Castrogiovanni della Nazionale di rugby per un’iniziativa benefica di Mediafriends. Si vede anche James Taylor e il padrone di casa deve convincere che «è un mito, datemi retta». Si salva Nina Zilli, voce e look vintage.

Quest’anno ci son stati gli show di Fiorello e quello di Zalone. Ma quando, parlando di politica e di donne ministre, Panariello dice che «un pelo di quella roba lì tira più di un carro di buoi», sembra di esser tornati parecchio indietro.

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