Miriam DAmbrosio
da Milano
Luciana, incinta al settimo mese, operaia con contratto a termine. Teresa, donna delle pulizie innamorata delle canzoni. Raffaella, poliziotta veneta, che guarda uomini e cose con sguardo vergine. Manuela, transessuale sudamericano che lo sguardo vergine lo ha perso da tempo. Ruggero, guardia notturna in attesa di pensionamento. Carola, dirigente dazienda frustrata e repressa. E due presenze mute (la segretaria con parrucca alla Moira Orfei, e Bruno, collega di Ruggero), accennate da parole, gesti e luci.
Sei personaggi e due ombre, un solo corpo, quello di Paola Cortellesi, in uno spazio scuro su una pedana nera e girevole, come le vite che anima in Gli ultimi saranno ultimi, monologo tragicomico e corale di Massimiliano Bruno, regia di Giampiero Solari e Furio Andreotti, al Teatro Ciak di Milano fino a domenica. «Era tanto che volevo lavorare con Paola e lei con me - dice Solari - ho curato molto la struttura narrativa imprimendo una rottura definitiva del monologo minimalista e volendo continuità nella narrazione, rappresentata dalla figura centrale che è quella di Teresa. È lei che porta avanti il racconto» un esilarante crescendo a incastro di vite umane, intenso, divertente, drammatico. Un viaggio dentro la storia personale di una donna come tante che, improvvisamente, si trova disoccupata e reagisce. Ruba larma a Ruggero e prende in ostaggio Carola, sorpresa in mutande nel suo ufficio mentre si lancia in un rapporto virtuale con un tale che si firma «Prepotenza Pelvica». Una notte di panico e disperazione dove la girandola di personaggi si alterna in Paola, incarnazione della varia umanità che parla con laccento di Roma, Siracusa, Rovigo. Talento puro che cambia registro con disinvoltura, provocando risate e silenzi. La dolcezza incantata di Teresa si incrocia con la rabbia fragile di Luciana, lo stupore infantile di Raffaella con il disincanto di Manuela. E il drammatico confronto tra loperaia gravida e la sterile Carola è uno scontro di fiamma e ghiaccio, lapidario e spietato. Davanti a questa ciurma di perdenti, il bimbo di Luciana mette fine alla notte. «Nostro Signore ha detto che gli ultimi saranno i primi: non ha detto di preciso quando» conclude Teresa. È un testo tragico e leggero, messo in scena da unattrice che sulla scena può essere tutto: femmina, maschio, alta, bassa, seducente, bambina. «Volevo unenergia che fosse un impeto unico, un unico gesto - aggiunge Solari -.
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