Cultura e Spettacoli

Il Pardo al film della sceneggiatrice prima in giuria e poi dimissionaria

La rassegna di Locarno si è conclusa con il successo dello svizzero «Das Fräulein» diretto dall’esordiente Staka

Cinzia Romani

da Locarno

Né migliori, né peggiori di altri. Semplicemente vincenti. Sembra essere questo, alla fine, il succo che si spreme dopo il centrifugato di film, più o meno belli, più o meno impegnati, più o meno fischiati visti al Festival di Locarno, giunto alla sua 59ª edizione. Il Pardo d’oro, in sostanza, è andato al film svizzero Das Fräulen (La signorina) dell’esordiente Andrea Staka, l’unico in concorso completamente Swiss made e già nel mirino della stampa, alcuni giorni fa, per via della sua sceneggiatrice, la viennese Barbara Albert. La quale, versatile artista che usa fare un po’ di tutto, dalla segretaria di edizione all’attrice, passando per la giuria del concorso. Logico che la sua presenza di membro della giuria e, contemporaneamente, di sceneggiatrice dell’unico film svizzero in concorso, costituisse un caso tipico: conflitto d’interesse. Ma, tutto è bene quello che finisce bene perché la Albert si è prontamente dimessa dal suo ruolo di giurata, e il piccolo Paese neutrale, arroccato nei propri privilegi, da ieri può dimostrare di saper produrre anche pellicole interessanti e pronte per il mercato internazionale.
«Con la storia delle mie tre donne bosniache, che cercano di sopravvivere tra gli stenti, senza perdere la propria identità nel Paese che le ospita, ho voluto raccontare la storia di tutte le donne del mondo, spesso alle prese con la violenza sociale che da loro pretende l’annullamento completo, nei ruoli di mogli e di madri» dice la regista Andrea Staka, al suo primo riconoscimento importante. Per i film italiani in concorso, invece, nessun premio e un pizzico di delusione, perché dal cinema nostrano ci si continua ad aspettare il meglio.
E se ieri, quando il neodirettore del Festival Frédéric Maire era stato portato via con l’ambulanza, a causa d’un malore conseguente a un drastico calo di zuccheri (in effetti, il bravo e competente Maire dovrebbe perdere almeno venti chili, così dicono i medici) sul Verbano circolava un’aria non proprio euforica, ma quando si è saputo del Pardo d’oro alla Staka, l’atmosfera è cambiata da così a così. «Questo premio è una vera sorpresa, graditissima, ma va detto che giunge tra il plauso generale, perché sia alle proiezioni stampa, sia in Piazza Grande l’entusiasmo del pubblico si è fatto sentire», ha commentato Frédéric Maire, finalmente ristabilito dopo il piccolo incidente, dovuto senz’altro anche allo stress di questi giorni.
Das Fräulen racconta, con accenti lirici e realistici, l’evolversi dei rapporti tra tre donne bosniache, giunte in Svizzera per lavorare in un ristorante. Tra rabbia e smarrimenti, umiliazioni e prese di coscienza, le tre riusciranno a trovare il proprio equilibrio, non senza qualche difficoltà iniziale.

Girato in quattro settimane e costato circa tre milioni di franchi svizzeri, il film della Staka sembra esser stato già venduto negli Usa e in Francia.

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