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A Parigi i rivoltosi incendiano un bus handicappata rischia di bruciare viva

Alberto Toscano

da Parigi

L’ottava notte consecutiva di incidenti tra bande di giovanissimi teppisti e polizia nella regione parigina si è conclusa con l’ennesimo bilancio allarmante: le auto in sosta, bruciate dai vandali, sono state complessivamente 519. Stavolta i gruppi di teppisti hanno cambiato strategia nel senso che hanno smesso di attaccare le forze dell’ordine nelle due città che sono state al centro della prima settimana di scontri: Aulnay-sous-Bois e Clichy-sous-Bois, dove giovedì dell’altra settimana due giovani di origine maghrebina, di 15 e 17 anni, sono morti dopo essersi rifugiati in una centralina elettrica perché temevano di essere inseguiti dalla polizia. La centralina era coperta di scritte che proibivano l’ingresso e che annunciavano il pericolo, ma quegli adolescenti hanno preferito rischiare di morire fulminati che cadere nelle mani dei poliziotti.
L’inchiesta voluta dal ministro degli Interni Nicolas Sarkozy ha appurato che nessun agente stava inseguendo quei ragazzi. Semmai un poliziotto ha dato l’allarme via radio nel vederli entrare all’interno della costruzione dell’Edf, l’Enel francese, perché ha temuto per la loro sicurezza.
Resta il fatto che la scintilla della morte dei due giovani ha dato fuoco alla protesta della banlieue parigina, prima nella zona di Clichy, poi a Aulnay e infine - dalla scorsa notte - in tutte quante le borgate popolari che circondano la capitale francese. La novità sta proprio in questo: le bande di teppisti hanno praticamente ignorato i nodi nevralgici di Clichy e di Aulnay spostando la propria azione laddove nessuno se lo aspettava. Centinaia di auto sono state date alle fiamme un po’ ovunque intorno a Parigi. Soprattutto c’è stato un attacco, pare assai ben organizzato, contro il deposito di autobus di Trappes, dove sostano abitualmente durante la notte decine e decine di mezzi pubblici. I bus distrutti o danneggiati dalle fiamme sono stati una trentina, circostanza che ha provocato scompensi nei servizi pubblici parigini durante la giornata di ieri.
In una dichiarazione rilasciata a Nizza, dove si trovava ieri in visita, il ministro degli Interni Sarkozy ha però espresso dubbi a proposito della natura dolosa dell’incendio di Trappes: secondo lui può essere stato un semplice incidente. Il dubbio è comunque nell’aria insieme alla puzza di bruciato, che si respira in tutta quanta la regione parigina. Significativo il fatto che nella parte nord-orientale della banlieue sia stata data alle fiamme addirittura una fabbrica. Gli impianti hanno subito danni limitati, ma i capannoni con le merci stoccate e le materie prime sono andati in fumo. Adesso la fabbrica rischia la chiusura e decine di operai potrebbero trovarsi sul lastrico.
Sempre ieri si è avuta notizia di quello che è probabilmente l’incidente più grave di questa serie di violenze che sta sconvolgendo la Francia. Tre notti fa un autobus è stato fermato da un blocco stradale disposto dai giovanissimi teppisti nella località Sevren, nella periferia nord-orientale di Parigi, non lontano dall’aeroporto internazionale Charles de Gaulle di Roissy. La barricata che ha fermato il mezzo pubblico era costituita da pneumatici incendiati. Sull’autobus c’erano pochissime persone, tra cui una signora handicappata. I teppisti hanno costretto i passeggeri e il conducente a scendere e, senza curarsi del fatto che quella donna su una carrozzella fosse rimasta all’interno dell’autobus, hanno lanciato bottiglie di benzina a cui hanno subito dato fuoco. Solo il pronto intervento del guidatore del mezzo pubblico ha salvato la vita a questa signora, che ha tuttavia riportato gravi ustioni su tutto il corpo e che si trova attualmente ricoverata in ospedale a Parigi.
Le reti televisive francesi hanno dato ampio risalto a questa notizia che è stata resa pubblica con molto ritardo perché evidentemente le autorità temevano le conseguenze che il fatto avrebbe potuto avere sui francesi.

La popolazione transalpina è scossa dagli incidenti nella banlieue della capitale e chiede al governo di risolvere il problema costituito da questa spirale di violenza.

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