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Parisi si sospende, Fastweb evita il commissario

Stefano Parisi ha fatto un passo indietro e Fastweb non sarà commissariata. Questa in estrema sintesi, la svolta registrata ieri dalla vicenda che vede Fastweb e Telecom Italia Sparkle al centro di un’inchiesta relativa a riciclaggio e a crediti Iva indebitamente incassati. Anche Sparkle, parallelamente, non sarà oggetto di amministrazione giudiziale. I Pm hanno ritirato la loro richiesta, che quindi non sarà oggetto dell’udienza del 7 aprile.
L’accordo raggiunto ieri dai legali di Fastweb con i magistrati di Roma si articola, sostanzialmente, in due punti: l’«autosospensione» di Parisi, indagato nell’inchiesta, dalla carica di amministratore delegato, che ricopriva anche al tempo dei fatti su cui la magistratura sta indagando. E lo scorporo dell’attività di cessione di traffico telefonico all’ingrosso (chiamata «wholesale»), che diventa una srl sotto la guida di Peter Burmeister, direttore finanziario di Fastweb; finora era un ramo del gruppo, senza personalità giuridica né autonomia di bilancio. Questa operazione porterà maggiore visibilità e trasparenza sulle poste economiche delle attività all’ingrosso ad altri primari operatori (quelle dei cosiddetti servizi a valore aggiunto, numeri relativi a cartomanti, oroscopi, linee hot, sono state abbandonate fin dal 2007).
Il gesto di Parisi, «volontario» anche se concordato, come tengono a sottolineare gli ambienti di Fastweb, è stato determinante per sbloccare una situazione in stallo fin dal 23 febbraio, il giorno in cui fu resa pubblica l’inchiesta e furono compiuti gli arresti. Da allora sul futuro di Fastweb e di Telecom Italia Sparkle - la società del gruppo Telecom attiva nello stesso settore del traffico all’ingrosso - pendeva la richiesta dei pubblici ministeri di Roma di utilizzare la legge 231 del 2001 per il commissariamento delle società; misura prevista per casi in cui si ravvisi una sorta di «responsabilità oggettiva» del vertice.
Il ruolo di amministratore delegato di Fastweb viene ora temporaneamente assunto dal presidente Carsten Schloter, che sarà affiancato da Alberto Calcagno, nella sua veste di direttore operativo. «La migliore soluzione che si potesse immaginare» ha osservato in una lettera ai dipendenti lo stesso Parisi. L’azionista di maggioranza di Fastweb, Swisscom, ha assegnato a quest’ultimo, in segno di fiducia, un’importante posizione nel gruppo: Parisi guiderà Swisscom It Services, azienda svizzera leader nella fornitura di servizi informatici, la cui attività principale è incentrata sui grandi progetti. Swisscom, che controlla l’82% di Fastweb, ha confermato ufficialmente ieri il valore strategico della propria partecipazione.
Il cda di Fastweb, alla luce degli avvenimenti di ieri, ha anche rimesso mano ai conti, rivedendo il progetto di bilancio che sarà sottoposto ai soci nell’assemblea del 22 aprile: sono stati accantonati 70 milioni a fondo rischi (che comprendono, tra l’altro, i 38 milioni sotto sequestro e una fidejussione per altri 11), operazione che ha comportato la rettifica del risultato netto da un utile di 36 milioni a una perdita di 34. Parisi ieri ha comunicato la propria decisione con una lettera ai dipendenti, in cui si dice convinto che l’azienda, se commissariata «rischiava la fine», e che si conclude con un «ci rivediamo presto».
Anche Telecom ha confermato il ritiro della richiesta di commissariamento per Sparkle.

Quanto all’impatto economico, l’approvazione del progetto di bilancio del gruppo è stata rinviata già due volte, e ora - dopo la decisione dei Pm - i conti saranno rivisti per essere varati nella riunione di lunedì 12 aprile. Non c’è ancora, dunque, una cifra precisa. A Telecom Sparkle viene contestata Iva a credito per 298 milioni (cifra sotto sequestro) a fronte di un fatturato «dubbio» di 1,5 miliardi.

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