Per Parmalat class action a rischio

«Quella che stiamo varando è una rivoluzione, e non si può retrodatare una rivoluzione. Quindi le nuove norme devono valere solo per il futuro, è una questione di buon senso». Alberto Balboni, avvocato ferrarese e senatore del Pdl, alle quattro di ieri pomeriggio ha visto il suo telefonino diventare all’improvviso incandescente. Colpa di un lancio di agenzia che gli attribuiva la paternità di un emendamento apparentemente impopolare: quello che cancella la retroattività delle legge sulla class action, italicamente ribattezzata «azione di classe», il cui iter si avvicina faticosamente alla conclusione. Con l’emendamento Balboni, la via italiana alla class action varrà solo per le ingiustizie prossime venture. Per il passato, Parmalat compresa, continueranno a valere le vecchie regole.
Giusto o non giusto? Che una legge serva, il Parlamento ne è trasversalmente convinto, le norme attuali sono considerate del tutto inadeguate all’economia moderna (e la prima sentenza Parmalat, che non ha dato alcuna certezza ai truffati di Collecchio, lo ha reso ancora più evidente). Su come, in concreto, aprire la strada legale all’azione di classe si sono consumati vari tentativi. Adesso, finalmente, un testo c’è. Come sempre ci sono i critici e i delusi, ma è sicuramente meglio che niente. E così in Parlamento lo scontro si è trasferito su un punto delicato: le nuove norme si applicano anche retroattivamente? O si chiude il passato, e si riparte da zero?
Balboni non ci sta a passare per l’alfiere del «colpo di spugna». «Guardi che la legge è arrivata qua al Senato già fortemente indirizzata in questo senso. Il testo diceva che l’azione si può esercitare “anche retroattivamente, agli illeciti compiuti successivamente al 30 giugno 2008”. Una finestra di meno di un anno, che comunque lasciava fuori dal campo di applicazione molte vicende rilevanti. Il mio emendamento si limita a eliminare questa finestra, francamente non capisco dove stia lo scandalo. Stiamo parlando del nulla».
Sul versante opposto, un emendamento del senatore Pd Filippo Bubbico punta invece alla retroattività totale: «ma è chiaro - riconosce Bubbico - che comunque varranno le leggi della prescrizione», cioè i cinque anni canonici del codice civile. E dunque Parmalat, per fare un esempio, resterebbe fuori in ogni caso.
Lo scenario più verosimile a questo punto è che il Senato approvi il testo emendato da Balboni, il malloppo torni alla Camera e lì (forse) finalmente veda la luce. Mettendo la magistratura italiana davanti ad un compito del tutto nuovo, basato su alcuni capisaldi. Primo, processi per «azione di classe» concentrati nei tribunali dei capoluoghi di regione. Secondo, nessun «albo» delle associazioni abilitate, ma valutazione di volta in volta da parte dei giudici della capacità dei ricorrenti di rappresentare l’interesse generale.

Terzo, pubblicità via Internet dell’apertura del processo, e quattro mesi di tempo per utenti e consumatori per aggregarsi alla class action. La sfida, per il nostro sistema giustizia, potrebbe persino risultare stimolante.

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