Parte l’affondo finale, Silvio studia la controffensiva

Roma - Nel personale Monopoli del Cavaliere oggi si riparte dal «via». E si ricomincia con l’inchiesta Ruby che in queste settimane aveva accuratamente lasciato il giusto spazio alle indagini della procura di Napoli su Tarantini e Lavitola e la presunta estorsione ai danni del premier e al processo Mills. Di mezzo, le solite polemiche interne alla maggioranza, il consueto - e ormai permanente - scontro con Tremonti, gli affondi ripetuti della Confindustria e i moniti di Giorgio Napolitano. Insomma, i dossier con cui è alle prese Silvio Berlusconi sono più o meno sempre gli stessi e rispuntano fuori ad intervalli regolari.
Oggi si riapre il sipario su Ruby, su quello che Ghedini aveva definito «il processo perfetto». E già, perché se anche il procedimento a carico del premier dovesse alla fine essere stoppato dal conflitto di attribuzione sollevato dalla maggioranza davanti alla Corte costituzionale, andrebbe comunque avanti l’altro processo a carico di Mora, Fede e Minetti accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. La sfilata delle tante testimoni delle feste del premier è dunque garantita con conseguente battage mediatico.
Berlusconi ne è ben consapevole e sa che tra ottobre e novembre la stretta delle procure si farà sentire. «Hanno deciso di farmi fuori, se potessero anche fisicamente, e ora sono arrivati all’affondo finale», va ripetendo da settimane il Cavaliere nei suoi sfoghi privati. Nei prossimi mesi, infatti, non ci sarà da parare solo i colpi delle testimonianze sul caso Ruby, ma si andrà avanti anche con le due inchieste su Tarantini (a Roma e a Bari) e con la pubblicazione di altre intercettazioni che - raccontano i bene informati - dovrebbero arrivare sui giornali sul finire della prossima settimana. Senza contare che a novembre potrebbe arrivare la condanna in primo grado nel processo Mills. Una sentenza giuridicamente inutile visto che il processo si prescrive a febbraio (e dunque «morirà» in appello), ma che politicamente potrebbe avere effetti destabilizzanti.
Intanto perché c’è ancora da scrivere l’annunciato decreto sviluppo. E di questo si parlerà domani nel vertice convocato a Palazzo Grazioli. Ma c’è soprattutto da «parare» gli effetti destabilizzanti del referendum elettorale che non solo nel Pdl e nella Lega (ma anche nel Pd) vogliono in pochi. Abbandonare il cosiddetto Porcellum e tornare come d’incanto al Mattarellum, infatti, è un’idea che mette in agitazione i grandi partiti che ormai da due legislature sono abituati ad eleggere i propri rappresentanti in liste proporzionali bloccate. Altra cosa, invece, è scendere in campo nei collegi uninominali, soprattutto se la Lega - eventualità non peregrina - dovesse decidere di correre da sola. Molti dei parlamentari uscenti, insomma, rischierebbero di non essere ripresentati. E pure i big, anche se con il paracadute del 25% di quota proporzionale, non potrebbero sottrarsi alla sfida dell’uninominale con conte che per molti di loro potrebbero risultare imbarazzanti. Ed è per queste ragioni che la consultazione referendaria - che si dovrà tenere tra il 15 aprile e il 25 giugno 2012 - sta mandando in fibrillazione la maggioranza. In molti hanno chiesto al Cavaliere di giocare d’anticipo e spingere per le elezioni anticipate (se si vota il referendum viene posticipato di un anno). Berlusconi, però, pare non ci pensi proprio, perché fissando la consultazione a ridosso dell’estate chiuderebbe la finestra del voto anticipato e scavallerebbe fino a settembre 2012.

Il che, considerando che a dicembre inizia il «semestre bianco» in cui il capo dello Stato non può sciogliere le Camere porterebbe il Cavaliere dritto a fine legislatura. Un percorso, è questo il problema, che nel Pdl e nella Lega non entusiasma nessuno. Visto che nessuno vuole davvero tornare al Mattarellum. Insomma, l’ennesimo elemento che destabilizza la maggioranza.

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