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Il partito dei fantasmi che lavora nell’ombra per far cadere il premier

Da Montezemolo a Monti, da Casini a Pisanu: ecco chi vuol fare il salvatore della patria. Ma non ha i voti

Ma che fa, scende o non scende? Per il momento, aspetta. In fondo è quello il posto migliore dove sostare. L’uscio della porta, la soglia della cucina da cui dare indicazioni sulle ricette senza però sporcarsi le mani con gli intrugli delle padelle. All’ingresso del Palazzo, ma coi piedi prudentemente fuori, c’è una fila di sepolcri imbiancati, o anche solo brizzolati, che attende l’evocazione per carità di Patria. Anche perché, ma è solo un caso, c’è la fila, tra i poteri più o meno forti, per far fuori il Cavaliere, un personaggio mai veramente digerito da certa razza padrona italica. Così, appena il frastuono si fa un poco più forte e l’aria si intorbida, ecco che torna l’immarcescibile tormentone: è l’ora di un «governo tecnico», si acclama, ma andrebbero bene anche le varianti del «governo di transizione», o del «governo di unità nazionale», o del «governo di larghe intese». Purché si trovi un modo per far sloggiare da lì Berlusconi e Bossi. Dietro c’è sempre lo stesso pasticcio, benché imbellettato di alti ideali repubblicani, un artificio politico che mette in campo interessi ben precisi ma che, per pudore, si traveste da eroismo patriottico.
Muovendoci tra ombre, fantasmi che parlano da ionosfere inaccessibili, convitati di pietra che non banchettano ma, a fine cena, magari dicono che il cibo era cattivo, si tratta di retroscenare, raccogliendo messaggi da dietro la quinte. E allora si potrebbe, in questo teatro di ombre cinesi, trovare anche una coincidenza tra l’uscita di Montezemolo, uno dei possibili salvatori della patria sempre in attesa della chiamata alle armi, e le inquietudini di Napolitano sul «vuoto politico», le «rese dei conti» che farebbero male al Paese, gli inopportuni auspici su un voto anticipato, insomma un tappeto rosso, steso dal Colle, per eventuali tentazioni tecniciste.
Nuova linfa, in altre parole, per il nascente (ma sempre anche dissolvente, per definizione) «partito dei fantasmi». Che ha il vantaggio di non poter mai fallire, non avendo nessuna responsabilità, anzi non esistendo nemmeno, se non in una dimensione fantasmatica. Lì tutti hanno ragione, tutti sono super partes, tutti sono integerrimi e votati al bene della nazione. Che si chiamino Luca Cordero di Montezemolo, Mario Draghi, Mario Monti, Lamberto Dini, Carlo Azeglio Ciampi (la vocazione bancaria è prevalente), Romano Prodi, Pier Ferdinando Casini o chi per essi, il partito dei fantasmi agisce per sottrazione, fa campagna elettorale costante negando ogni volontà politica, occupa un luogo eppur non c’è, come un’ombra, appunto. Si parla per interposta persona, o interposta Fondazione, come quella di Montezemolo, Italia Futura, che già nel nome proietta una leadership futura, ben attenta a dire che non è così.
Poi, il premier tecnico è pur sempre il miglior escamotage che un’opposizione asfittica ha per evitare le urne. Così si assiste al paradossale show del Pd, che invece di proporsi come alternativa di governo, promuove terzisti o quartopolisti come credibili leader di una nuova maggioranza arrabattata chissà come. La Serracchiani, il nuovo che non avanza, ha accesso il pulsante su «Mario Monti», economista europeista molto gradito al Corriere della Sera e ai suoi azionisti. L’altro, come si diceva, più evocato che nominato, è Mario Draghi, sempre area bancaria. Oppure il suddetto Luca Cordero di Montezemolo, una storia manageriale conosciuta, tra Fiat, Ferrari e molto charme, pur sempre gradito al Corriere della Sera ma anche al gruppo Espresso che lo ha incoronato con un sondaggio anti-Cav. De Benedetti, a onor del vero, aveva puntato su Fini, ma non aveva fatto ancora i conti con i Tulliani.


Sepolte vecchie speranze, restano vecchie glorie terziste come Beppe Pisanu, possibile leader in odor di antimafia, l’indistruttibile Casini, all’occorrenza, ma se si è disperati, si potrebbe anche riesumare Romano Prodi, altro economista dalle consulenze importanti nei poteri forti (banche d’affari, multinazionali, British Petroleum). Insomma il partito dei fantasmi, pur non essendoci, gode di ottima salute. E guai a dire che voglia scalzare il Cav. Certo, a meno che la nazione non glielo chieda per favore...

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