Via libera dal governo a 22 «Zone franche urbane», diciotto delle quali al sud, per favorire lo sviluppo economico e sociale dei quartieri urbani più deboli. Dal prossimo gennaio per le aree disagiate scatteranno agevolazioni fiscali e contributive per la creazione di nuove attività economiche nelle micro e piccole imprese con un massimo di 50 addetti, con una dotazione finanziaria iniziale di 100 milioni di euro.
L'iniziativa è stata presentata oggi dal ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, in occasione della cerimonia di sottoscrizione dei contratti dei 22 sindaci interessati. «Con le zone franche urbane - ha detto il ministro - intendiamo replicare in Italia la positiva esperienza sviluppata dal 1997 in Francia, con 100 periferie sensibili», dove «nel periodo 1997-2001 è raddoppiato il numero delle imprese e triplicato quello degli occupati». Per l'Italia le previsioni sono ancora più rosee: «Prevediamo che questo provvedimento, nella media delle 22 zone, triplicherà il numero delle imprese. Se questo avverrà, prevediamo una moltiplicazione dell'occupazione di almeno quattro volte». Soddisfatti i sindaci, che hanno definito il programma «una vera boccata d'ossigeno e uno strumento di profonda trasformazione che potrà attrarre investimenti e permettere ai giovani e agli imprenditori di aprire nuove attività».
In futuro il ministero intende istituire altre zone franche, utilizzando i 50 milioni annuali previsto nella Legge Sviluppo. Già dalle prossime settimane una task force del ministero metterà a disposizione degli imprenditori delle 22 zone le istruzioni necessarie per beneficiare delle agevolazioni. Le piccole imprese godranno di esenzioni fiscali e contributive (Ires, Irap, Ici e previdenza) sino a 14 annualità.
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