La passione di Tonino per i fondi di Intesa

L'inchiesta su conti e proprietà dei partiti: Di Pietro ha messo a reddito cinque milioni, molti dei quali nell'ex istituto del superministro Passera

La passione di Tonino  per i fondi di Intesa

Chissà cosa ne penserà il senatore dell’Idv Elio Lannutti, presidente dell’Adusbef e grande accusatore degli istituti bancari. Il parlamentare dipietrista ha anche scritto un bel libro, Bankster (il cui sottotitolo recita: «Molto peggio di Al Capone, i vampiri di Wall Street e Piazza Affari», «Le banche sono il potere più grande e più impunito del nostro tempo»...), per denunciare gli inganni delle alchimie bancarie, degli strumenti finanziari sempre più complessi e spesso fraudolenti messi in piedi dagli istituti di credito. La prefazione è addirittura del presidente del partito, Antonio Di Pietro.

Che dirà allora il buon Lannutti quando saprà che la sua Italia dei Valori investe nella finanza i propri rimborsi elettorali? Libere scelte, assolutamente legittime, poiché un partito è un’associazione privata e dei soldi che ha (pubblici, ma pur sempre suoi) può fare quel che vuole. Anche affidarli alle banche per farli fruttare, come ha scelto di fare Antonio Di Pietro. E in massima parte a Intesa San Paolo, cui Lannutti dedica un capitolo molto duro («Le ombre dell’Intesa»). Nel 2010 risultano quasi 5 milioni di investimenti finanziari da parte dell’Idv. La fetta più grossa, 3,98 milioni, è stata versata alla Sgr (Società di Gestione Risparmio) Eurizon Capital, del gruppo Intesa Sanpaolo, ex banca del superministro Corrado Passera. Altri 201.000 euro in un fondo di investimento poco rischioso gestito sempre da Eurizon (Intesa Sanpaolo), quindi 300.000 di obbligazioni subordinate (più rischiose) ancora di Intesa Sanpaolo, con scadenza al 2017. Poi altri 200.000 euro in obbligazioni Banca Imi (ancora Intesa Sanpaolo) a tasso variabile con scadenza 2015. E infine quasi 50.000 euro in due fondi di investimento a breve termine gestiti da Gestielle (della Banca Aletti, gruppo Banco Popolare, lo stesso istituto che gestisce gli investimenti della Lega Nord, ndr), e 33.000 in depositi.

Il totale ammonta a un investimento complessivo di 4.765.337 euro, che hanno fruttato 22.122 euro di interessi maturati sui titoli. Nella tabella (all’interno del libro Partiti S.p.A., ndr) viene riportato uno schema dei fondi investiti dall’ «Italia dei valori finanziari». Negli ultimi anni, il leader Idv ha deciso di dedicarsi di più alla finanza rispetto al passato: nel 2009 gli investimenti ammontavano soltanto a 600.000 euro in obbligazioni Sanpaolo, mentre nel 2008 c’erano 2 milioni di euro in Buoni Ordinari del Tesoro (investimento peraltro poi sparito). Come risparmiatore, Antonio Di Pietro non tende a differenziare più di tanto i propri investimenti per conto del partito. Ci si aspetterebbe per esempio un po’ di mattone, visto che da privato Di Pietro ha destinato buona parte dei suoi capitali in immobili. Invece l’Idv non ha nessuna proprietà immobiliare e sta in affitto (...).

Il partito di Tonino va bene dal punto di vista economico. Il 2010 è stato chiuso con un avanzo di 4.835.558 euro. Ma anche il 2009 e il 2008 erano finiti in positivo, con rispettivamente 9.361.408 euro e 14.466.576 di utile. Nel 2010 Di Pietro ha speso 3.912.000 euro di campagna elettorale, ma in compenso ne ha incassati 13.494.656 di rimborsi elettorali tra rate delle vecchie elezioni 2006, rate di quelle 2008, regionali vecchie (Molise, Sardegna, Friuli Venezia Giulia, Trentino) e nuove (la tornata del 2010) e la seconda rata delle europee 2009. Il segreto di Tonino è tutto qui: poche spese, tanti rimborsi.

Perché per il resto l’Idv non attira molti fondi. Le libere contribuzioni (in tutto 711.000 euro, pochini) sono al 99 per cento quelle «obbligatorie» chieste agli eletti, parlamentari nazionali, europei e consiglieri provinciali.

Le donazioni dei «simpatizzanti dell’Italia dei Valori» sono molto modeste: 5.471 euro in un anno. (...) Ottimo il saldo dei depositi bancari e postali di Tonino: 4.450.000 euro. Tutto ruota attorno ai rimborsi elettorali, che tra il 2008 e il 2010 valgono circa 34 milioni di euro (...).

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