Law, Souness, Jordan. Gli scozzesi sono risparmiosi. Non più di tre in Italia, calcistica, moltissimi per turismo ma in questo caso non contano. Dunque tre fiori di Scozia nella lunga storia del nostro campionato maggiore, con memoria nemmeno fortissima, Law nel Torino già furente ma non vincente, Souness doriano di una Samp ricchissima con Mantovani padre, per poi fare ritorno, breve, da allenatore del Toro scornato, Jordan alle prese con il Milan pellegrino tra A e B per poi andare a chiudere nel Verona prescudetto. Joe Jordan allena, come coach alle dipendenze di Redknapp, il Portsmouth di Gaydamak, ebreo russo padrone del club. Jordan ha giocato 52 partite con la nazionale scozzese, segnando 11 gol. In Gran Bretagna le presenze in nazionale vengono identificate e premiate con un cappellino (cap) di velluto con spicchi di argento, il berretto di Qui Quo Qua per intenderci, ma mentre gli inglesi non badano a spese, un cappellino per ogni presenza, gli scozzesi non tradiscono la fama, dunque un cap per ogni anno.
Jordan che cosa accadrà ad Hampden Park?
«Quando ci giocavo io cerano centomila e più spettatori, oggi la metà. Lo stadio ha unatmosfera fantastica, la squadra gioca con il cuore in mano, spinta dai canti, dalla gente che chiede di attaccare dal primo minuto. Hampden è una chiesa».
E allora?
«Allora gli scozzesi dovranno controllare lemozione: se andranno allattacco senza testa finiranno a pezzi»
Che cosa dovrà fare la Scozia per battere lItalia?
«Considerate le caratteristiche tattiche e la qualità tecnica della squadra azzurra, la Scozia dovrà cercare le soluzioni sui calci da fermo, punizioni, corner. Se il risultato dovesse mantenersi in equilibrio fino al quarto dora finale allora proprio in una di queste situazioni di gioco si avrà il verdetto».
Che cosa dovrà fare lItalia per non farsi battere?
«Giocare come sa, avendo cambiato le vecchie abitudini di una difesa rinunciataria e del fallo tattico. Se gioca per vincere può farcela senza fatica, dovrà puntare sul controllo della palla e sul contropiede fulmineo, organizzato».
La dote di McLeish?
«Come calciatore era un vincente. La gente di Glasgow nutre per lui rispetto e odio, perché Alex allenava lAberdeen e lo portò a rompere il dominio di Rangers e Celtic. È un uomo umile, simpatico, parla uno scozzese più duro del mio».
Quale potrà essere il giocatore decisivo?
«Per lItalia Pirlo o Gattuso. Per la Scozia Ferguson, Fletcher, McCulloch. Voglio dire che la partita sarà decisa a centrocampo. Credo che McLeish sceglierà la formula del 4-1-4-2, più equilibrata».
Sarà decisivo larbitro spagnolo Mejuto Gonzales?
«Sì, dovrà controllare le emozioni dello stadio»
Descriva il sabato classico dello scozzese.
«Sveglia, colazione con uova, bacon, black pudding, che è meglio non illustrare, tè con latte, zucchero, tost e marmellata. Quindi obbligatoria lettura del Daily Record. Poi si esce e si va a scommettere alla prima agenzia, allangolo di casa. Quindi un passaggio al pub o al bar dellhotel: birra, una, due per stare con gli amici, preparare la partita, magari aggiungendo fish and chips o pizza. Poi, con il kilt e tutto il resto, allo stadio, domani con la famiglia per mostrare loro i campioni del mondo, un evento, una specie di introduzione al football. In caso di vittoria, si torna al pub, si prende una scorta di bottiglie e si va a fare festa a casa. In caso di sconfitta? Pure».
Che pensa degli hooligans italiani?
«Quando sono venuto in Italia il problema era dalle nostre parti. Poi abbiamo controllato i capi, sorvegliato le loro abitudini, i loro spostamenti. La polizia li ha fermati e portati in galera, definitivamente soltanto quando è stato accertata la loro predisposizione alla violenza.
Sorry, ma come finirà domani?
«Vedo un gol, non so per chi».
Scozzese fino in fondo.
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