
Millenni di patriarcato, in Italia, ma anche altrove, hanno generato, nella cultura letteraria, un esercito di padri inetti o dubbiosi o addirittura «materni». Il che suona bizzarro, leggendo le autrici del femminismo di oggi, e ne sono piene le librerie, si direbbe impossibile un modello diverso dal celeberrimo padre-padrone. Invece esiste. Lo si può rintracciare nel saggio di Giorgio Ficara, Il padre sulle spalle. Debolezza del patriarcato in letteratura (Einaudi, pagg. 194, euro 17). Ficara, studioso e saggista di chiara fama, insegna oggi all'università di Torino, dopo una carriera accademica legata agli Stati Uniti. Ma torniamo al patriarcato. Certo, nei Promessi sposi c'è il principe padre della monaca di Monza, un tiranno per niente incline ad ascoltare le parole della figlia Gertrude. Manzoni però lo condanna senza appello: «Non ci regge il cuore di dargli il titolo di padre». Tancredi, nel Decameron, è un padre innamorato della figlia, fino a ucciderne l'amante. Fabrizio Salina, nel Gattopardo, è un patriarca nel vero senso della parola, e non sempre sceglie il male. Nella Coscienza di Zeno, il figlio e il padre passano da una incomprensione all'altra, fino all'ultimo terribile ceffone rifilato dal padre moribondo al figlio accorso al suo capezzale. Il padre forte, scrive Ficara, è «spesso alla prova e quasi allo specchio di un altro padre, appena sfocato e malinconico, essenzialmente indeciso». Un interprete debole e discontinuo della legge paterna, talvolta frenato da «un primordiale esperimento di dolcezza». Ettore è un eroe massacratore ma anche un padre commosso perché deve morire e rinunciare al figlio. Priamo reclama il corpo di Ettore. Achille passa dalla ferocia alla compassione per quel padre sventurato. Brunetto Latini, peccatore umiliato, insegna a Dante, «figlio» elettivo, come l'uomo «s'etterna». Il Giulio Cesare di Shakespeare «geme come una fanciulla». Ficara: «tutti questi padri non rappresentano in alcun modo la legge del padre». Cassio si lamenta con Casca: «Certo, i Romani oggi hanno muscoli e membra come i loro antenati, ma, ahimé, è morto lo spirito dei nostri padri e siamo governati dall'animo delle nostre madri». Sottoposto alla lente d'ingrandimento di Ficara, anche il conte Monaldo, il temuto padre di Leopardi, si rivela materno. Figli esemplari possono del tutto fare a meno della struttura patriarcale, come abbiamo visto con Renzo Tramaglino, costretto a imparare la vita per conto suo.
Insomma, gli scrittori non hanno dovuto attendere le recenti battaglie contro il patriarcato per affrontare, ciascuno a suo modo, il problema. Chi pensa di essere all'avanguardia nel dibattito pubblico ha un bel po' di letture da recuperare.