Viviana Persiani
Non è una novità che in Italia si conceda ampio spazio agli stranieri a scapito di una più che dignitosa produzione nostrana. Ecco perché Progetto Italia e Fondazione Ippolito Nievo, in occasione del centenario della nascita di Dino Buzzati, hanno voluto richiamare l'attenzione sull'opera dello scrittore proponendo la realizzazione del progetto teatrale La Milano dei Tartari.
Domani alle 11, nel ridotto delle Gallerie del Teatro alla Scala il regista Thomas Otto Zinzi, presenterà la quinta inedita riduzione scenica tratta da Paura alla Scala, storia di un gruppo di borghesi che dopo una rappresentazione si trattengono nel teatro temendo l'attacco di un gruppo di rivoluzionari. «È stimolante per me dare vita a spettacoli teatrali in luoghi non convenzionali, dove il mio lavoro si è spinto oltre all'attività attorale», spiega il regista.
In che senso?
«Paura alla Scala è la quinta di otto rappresentazioni che prenderanno vita in spazi che hanno rappresentato per Buzzati una fonte di ispirazione e dove io ho letteralmente costruito la mia elaborazione drammaturgica».
Qual è, dunque, la sua operazione registica?
«Lo spettacolo è frutto di un percorso attraverso tutta l'opera di Dino Buzzati; il testo rappresentato non è una mera lettura. Buzzati, in questo caso, non è solo angoscia o paura, bensì anche fede nell'uomo che percorre attraverso tanti canali».
Un'occasione per fare riscoprire Dino Buzzati alla Milano che lo scrittore ha tanto amato?
«Sicuramente sì. In effetti non si capisce perché i suoi lavori non siano maggiormente rappresentati».
Quali saranno i prossimi appuntamenti?
«Mercoledì saremo sul piazzale del Monumentale con Piccola Passeggiata per poi sbarcare al Museo di Storia Naturale con Rina Fort: un'ombra gira tra noi. La rassegna si conclude l'8 giugno con Le Gobbe nel giardino ai Giardini Montanelli».
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