Pausini: ecco il mio duetto con il grande Ray Charles

«Per me è stato difficile entrare nel mercato Usa Voglio cantare in italiano»

Pausini: ecco il mio duetto con il grande Ray Charles

Paolo Giordano

Laura Pausini, ora mezzo mondo rimarrà a bocca aperta ascoltando la sua voce di fianco a quella di Ray Charles.
«Infatti quand’ero in studio d’incisione avevo quasi paura a “coprirlo” quando registravo il coro. Ho usato molto falsetto, sono stata rispettosa della sua memoria e del suo carisma».
Infatti la canzone Surrender to love sarà il singolo mondiale per il lancio di Genius and friends, il cd che raccoglie i duetti tra Ray Charles e, tanto per dire, Diana Ross, George Michael e Mary J. Blige.
«E pensare che io l’ho saputo solo quattro giorni fa: i discografici l’hanno deciso su due piedi dopo avere ascoltato il risultato finale, tanto è vero che non mi hanno neppure detto se si girerà un video. Di solito, prima di accettare un duetto, ci penso sempre non una ma dieci volte. E voglio studiare bene il brano».
E stavolta?
«Stavolta, appena ho sentito il nome di Ray Charles ho detto subito sì. Io sono fatalista, credo nelle coincidenze: pochi giorni prima avevo visto il film Ray. E, quando facevo pianobar, mio padre si raccomandava sempre: ascolta Ray Charles, lui riesce a toccare delle note che non esistono».
Ma lei lo ha incontrato qualche volta?
«Mai. A parte George Michael, nessuno dei cantanti di questo disco l’ha mai conosciuto. Forse è stata una scelta, forse un caso: inserire tutti artisti che non hanno mai lavorato con il Genio quand’era in vita».
Però è anche vero che un duetto con un cantante che non c’è più può sembrare un po’ macabro.
«A me l’ha chiesto ad agosto Phil Ramone. L’avevo incontrato al Pavarotti & Friends qualche anno fa. Lui mi aveva ascoltato mentre provavo l’Ave Maria e poi parlando con Bono ha fatto un sacco di complimenti su di me. Da anni mi dice sempre: dobbiamo fare qualcosa insieme. È uno dei più grandi produttori del mondo, potevo dirgli di no?».
Ma va, certe occasioni passano come l’acqua del fiume: una volta sola. E ora, con il traino immenso di uno dei maestri del soul, Laura Pausini si ritrova così all’improvviso davanti al grande mercato mondiale. Per carità, non che ne abbia poi così bisogno: il suo cd Resta in ascolto è nella top ten italiana da quarantaquattro settimane, il singolo Vivere è sul podio della classifica «latin» dell’americano Billboard e solo nelle ultime settimane lei, la ragazzina di Ravenna che oggi è una signora del pop, ha fatto il record di nomination ai premi che si consegneranno in autunno (Latin grammy, Premios Juventud e via dicendo). Però stavolta, dopo aver già mandato due anni l’America a quel paese, lei ha la maturità giusta per farcela. O, forse, solo la lieta incoscienza di volerci riprovare.
Provi a dire di no.
«Ho già provato una volta a tentare il grande successo negli States e mi sono trovata abbastanza male: hanno persino provato a spacciarmi come cantante dance. Anche recentemente mi hanno di nuovo chiesto di incidere un disco in inglese e so che negli Usa ora si lavora molto meglio che qualche anno fa».
Allora?
«Però io sono più felice di cantare nella mia lingua. Magari farò un disco in italiano e proverò a tradurlo. Ma di sicuro io voglio la mia musica, io sono la mia musica, non quella che vogliono gli altri. Qualche settimana fa, quando ho registrato un altro duetto con Michael Bublè a Los Angeles (che uscirà in dvd in autunno), lui ha provato a ripetermelo, di tentarci. Ma non lo so ancora. Intanto vado in giro per il mondo e tornerò in Italia solo per la finale del Festivalbar».


Lo sa che per tutta l’estate il gossip amoroso non ha risparmiato neanche lei?
«Lo so e ne soffro. È proprio vero che non riesco a far quadrare la mia vita professionale con quella privata. Ma ora sono sola. E mi dispiace di essere giudicata per cose che la gente non conosce».

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