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Pavia, il procuratore: manca il movente

Il legale del fidanzato di Chiara:"Mai fatti i nomi delle cugine. Gli indizi sono labili"

Pavia, il procuratore: manca il movente

Garlasco - "Si tratta di un caso complicato, per niente chiaro, perché ancora non è chiaro il movente, e quindi non sappiamo in che direzione andare. Per questo l’indagine si svolge a tutto campo". Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Vigevano Alfonso Lauro, riferendosi all’omicidio di Chiara Poggi, la giovane massacrata nella sua villetta di Garlasco lo scorso 13 agosto. Il procuratore ha spiegato che per indagare a 360 gradi si andranno a scandagliare vari ambienti e a scavare nella vita di varie persone "fino a che non sarà delimitato il campo d’azione". "Sarà toccato tutto - ha aggiunto rivolto ai cronisti - e toccare tutto significa che, se si dà rilievo e si parla delle persone che saranno coinvolte, queste resteranno marchiate a vita e saranno ricordate come quelle dell’omicidio di Garlasco". Per il procuratore insomma "l’innocenza va tutelata". "Siamo qui apposta per esaudire il desiderio di giustizia", ha detto ancora Lauro, desiderio non solo della famiglia di Chiara e di chi la conosceva, ma anche dell’intera comunità.

L'avvocato di Alberto: "Mai nominate le gemelle Cappa" "Alberto è sempre stato equilibrato. Davanti agli inquirenti non ha mai fatto nè nomi nè cognomi". Lo ha affermato l’avvocato Giovanni Lucido, il legale di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara Poggi, la ragazza uccisa lo scorso 13 agosto. "Non mi preoccupa né mi interessa parlare dei rapporti tra le sorelle Stefania e Paola Cappa, cugine della vittima, perché a me interessa solo la posizione del mio assistito. Sono amiche di Chiara ma il loro rapporto non ha a che vedere con eventuali responsabilità ipotizzate dagli inquirenti. Del resto - ha proseguito il legale - sono molti gli amici della vittima che sono stati ascoltati come persone informate sui fatti".

L'avvocato Lucido: "Indizi labili" Parlando di Alberto Stasi, l’avvocato ha descritto così il suo stato d’animo: "Sta male come chiunque prenda atto che su di sé pende un’accusa che può comportare l’ergastolo". A proposito degli indizi sulla base dei quali il 24enne è stato indagato, il legale sostiene che sono "labili: non si tratta di elementi per i quali un inquirente possa formulare un’accusa, tanto meno per i quali un giudice possa condannare".

La stampa faccia un passo indietro "Chiedo alla stampa di fare un passo indietro". E' la seconda volta in pochi giorni che sul caso dell'omicidio di Chiara Poggi echeggia questra frase. Ma questa volta non è lo zio della ragazza uccisa undici giorni fa a parlare per difendere le figlie, a rivolgersi agli organi di informazione è il procuratore della Repubblica di Vigevano, Alfonso Lauro. E le sue parole sono in difesa delle indagini e per evitare di "sbattere il mostro in prima pagina quando, allo stato, non ci sono le prove per farlo affinchè non venga indicato come colpevole chi è estraneo ai fatti". Lauro, rientrato oggi dalle ferie, ha ricordato "che per ora questa è una indagine estremamente difficile e delicata e, quindi, è necessario evitare di alimentare nell’immaginario dell’opinione pubblica responsabilità di persone estranee ai fatti".

Undici giorni di misteri Tanti misteri, poche certezze. C’è una storia da scrivere e, di sicuro, c’è solo l’incipit: il 13 agosto una ragazza di 26 anni è stata uccisa nella sua abitazione di Garlasco. L’ultimo capitolo racconta di un attrezzo sparito dal garage della famiglia Poggi. Un elemento che apre agli investigatori l’ipotesi di una nuova possibile dinamica del delitto: l’assassino è entrato dalla porta del garage e non dall’ingresso principale e quindi, lei non sarebbe scappata verso il seminterrato, ma verso la porta e quindi trascinata indietro.

La riesumazione smentita L’ultimo capitolo è impreciso come gli altri: prima c’era scritto che il corpo di Chiara sarebbe stato riesumato, poi no: secca smentita. La storia conta ormai 11 giorni densi, colmi di tutto ciò che può girare intorno a un omicidio: indagini, informazioni, smentite, interrogatori ma, soprattutto, domande. Chi abbia ucciso Chiara Poggi, perché e con cosa, rimangono questioni prive di soluzioni. Gli inquirenti hanno un’unica persona iscritta nel registro degli indagati, Alberto Stasi.

Buchi neri nell'inchiesta Il "perché" e il "come" sono ancor più buchi neri, illuminati raramente da qualche supposizione. La realtà parla invece di assenza di moventi, come pure di un’arma del delitto sparita dalla circolazione. Si era parlato di un mazzuolo ma la forma non sembra compatibile con le quattro ferite impresse sul corpo di Chiara, ora è la volta dell’attrezzo sparito dal garage.

La famiglia Cappa L’altra storia che si sta scrivendo è qualla della famiglia Cappa. Un nucleo controverso dove, a papà avvocato, duro, monolitico, risponde la contraddizione stridente di due figlie con l’ansia d’apparire tanto da richiamare anche l’attenzione del paparazzo Corona.

Il fidanzato Alberto, unico indagato La storia è tutta da scrivere, come quella tecnica delle indagini, concentrate dopo undici giorni sul volto di Alberto Stasi. È un sospetto per gli investigatori, perchè pur avendo ritrovato la fidanzata in una scena del delitto che si presentava coperta di sangue, non s’era sporcato le scarpe, e s’era invece ricordato d’un volto bianco che più rosso non poteva essere, e pure per via di quel pigiama che Alberto dice rosa, e che rosa in effetti era, ma che rosa non poteva dirsi per la fioca luce. E poi c’era l’enigma, smontato ieri da un tecnico, della telefonata di Alberto a casa Poggi, che ha attribuito quella risposta di quattro secondi ad un contatto tra telefono e allarme.

Attesa per i risultati dei Ris Resta dunque tutto da scrivere, come i rapporti della scientifica che dovrebbero arrivare tra lunedì e la fine del mese. Quì da conoscere non ci sono solo i rusultati degli esami, ma anche su quali elementi sono stati effettuati.

Sembrano sicuri capelli, sangue trovato nella doccia, orme di scarpe sul pavimento, non si sa se ci sono anche peli, pelle, fibre di tessuti. Infine l’autopsia: ha stabilito, tra l’altro, che Chiara è morta tra le 10 e le 11.30, forse questa l’unica certezza.

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