Pavia - Sei ore di incubo durante le quali
è stata violentata e picchiata da tre connazionali, fermati
ieri sera dalla polizia, in un appartamento nel Pavese. Ma
l’orrore non è finito dopo le violenze sessuali, alle sei del
mattino di sabato scorso, perchè la vittima, un’ucraina di 36
anni, è stata caricata nel bagagliaio di un’auto e trasportata
fino al Po. Lì, nelle fredde acque del fiume, la donna ha
subito la tortura del "waterboarding" come minaccia affinché
non dicesse nulla di quanto accaduto.
Gli stupratori sono tre ucraini clandestini di 23, 19 e 18
anni.
Stuprata e torturata Nella tarda serata di sabato scorso hanno convinto la
vittima, incontrata in viale Matteotti, non lontano dal centro
di Pavia, ad accettare un passaggio in auto. I tre, quindi,
l’hanno portata in un appartamento di cui il diciannovenne, che
svolgeva l’attività di badante per una famiglia pavese, aveva
le chiavi. Nella casa di Verrua Po, nell’Oltrepo, l’hanno
ripetutamente picchiata e violentata, da mezzanotte alle 6 del
mattino.
All’alba l’hanno rinchiusa nel bagagliaio e hanno raggiunto
la riva del fiume, dove hanno fatto scendere la donna per
infilarle la testa più volte nell’acqua gelida. Una tecnica di
tortura che è stata usata dai violentatori come avvertimento e
per convincere la vittima a tacere sulla violenza subita.
Scaricata davanti al cimitero di Pavia Poco
prima delle 8 i tre hanno infine scaricato l’ucraina, ormai
incosciente, davanti al cimitero di Pavia.
Ad accorgersi del corpo riverso a terra, coperto di ferite e
sangue, è stato il titolare di un chiosco di fiori che ha
subito chiamato la polizia. Grazie alle indicazioni fornite
dalla vittima, che ricordava il nome di uno degli aggressori,
gli agenti della squadra mobile della Questura di Pavia sono
riusciti a identificare e fermare, in meno di 24 ore, i tre
ucraini che sono accusati di violenza sessuale di gruppo,
sequestro di persona e lesioni gravi. Uno dei tre ha già
ammesso tutto durante gli interrogatori nel carcere di Voghera.
La donna, invece, è ancora ricoverata al Policlinico San
Matteo di Pavia, con una frattura al cranio e numerose ferite su
tutto il corpo ma soprattutto alla testa; dovrebbe guarire in 40
giorni.
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