Il Pdl e il Giornale: i nemici della candidata del Pdl

Il Pdl e il Giornale: i nemici della candidata del Pdl

(...) Ma se l’accusa di non averla aiutata abbastanza è contro i vertici e gli eletti liguri del Pdl, la denuncia, anzi, la sentenza visto che il suo avvocato pare si sia già sostituito ai giudici stabilendo anche la condanna e l’entità del risarcimento, contro il Giornale è per «aver scritto falsità» nei suoi confronti. Segnatamente, la frase «falsa» nei confronti della professoressa è quella che ricorda come lei sarebbe salita «sul carro di don Gallo che sfilava per le strade di Genova per chiedere “verità e giustizia” (cioè l’impunità per i devastatori) sui fatti del 2001 a suon di bestemmie vergate sui muri». Secondo Susy De Martini non è vero che abbia manifestato per dare solidarietà ai no global devastatori. Leggendo e rileggendo la frase, anche con un libro di analisi logica e grammaticale sulla scrivania, sfugge obiettivamente l’assunto della lezione della prof. Perché che lei fosse al fianco di don Gallo è vero, confermato da ogni cronaca della giornata e da fotografie. E lei non lo nega. E quel carro è quello «che sfilava per chiedere... eccetera eccetera». È il soggetto della frase «relativa» introdotta dal «che», pronome relativo.
In sintesi, oltreché in sintassi, il carro di don Gallo sfilava alla testa della manifestazione no global del 17 novembre 2007 chiedendo «verità e giustizia» e opponendosi alle «richieste di condanna per i reati di devastazione e saccheggio» per i 25 no global individuati dalla magistratura come responsabili dei fatti violenti del 2001. Le conferme su quello che era il significato di quella manifestazione cui Susy De Martini prese parte è peraltro riportato su tutte le convocazioni di siti e associazioni no global italiani e europei. Due frasi a caso dalla lettera aperta intitolata «Tutti a Genova il 17 novembre» il cui primo firmatario era proprio don Andrea Gallo? Eccole: «Proponiamo a tutti, di tornare a Genova per gridare insieme che vogliamo la libertà di coloro che stanno pagando per una colpa che tutti abbiamo, quella di esserci ribellati all’ingiustizia». O ancora: «Invitiamo tutti alla grande manifestazione che ribadirà che disobbedire è giusto di fronte ad un mondo come questo».
Lo hanno detto e scritto don Gallo e gli organizzatori della manifestazione cui ha aderito la professoressa De Martini. La quale intendeva ribadire però che lei a quell’evento aveva partecipato solo per denunciare fatti sgradevoli relativi all’organizzazione del G8 alla quale aveva partecipato con un ruolo di primissimo piano, anzi secondo solo a quello del plenipotenziario Achille Vinci Giacchi di cui era «assistente personale». Fatti da lei stessa denunciati anche alla magistratura e riportati da diverse testate giornalistiche quasi in tempo reale. Sul Giornale, in effetti, è comparsa la seguente ricostruzione: Susy De Martini «fin dai tempi del G8 era stata scelta come “assistente personale”, un braccio destro un po’ più destro del capostruttura, Achille Vinci Giacchi. Ma anche allora, a piazze ancora fumanti, non aveva esitato a prendere le distanze dalle cose che non le erano affatto piaciute e a raccontare tutto quello che sapeva alla magistratura che indagava sugli errori di Stato del G8».
Probabilmente la professoressa avrebbe voluto ribadire il concetto con chiarezza migliore. E il Giornale ieri mattina gliene avrebbe persino offerto la possibilità in un’intervista nella quale si sarebbe fatto il punto sulle denunce in procura, sul braccio di ferro con il Pdl, che tanto interesse e indignazione sta suscitando nei lettori e negli elettori che hanno accordato la preferenza alla candidata, tanto che non si riesce a fare un passo senza incontrare qualcuno che voglia manifestare la propria rabbia. Solo che prima della prima domanda, all’iniziale tentativo di spiegazione del concetto, la professoressa che pretendeva solo scuse preventive, ha chiuso la comunicazione: «Lo spiegherà il mio avvocato». In tarda serata ha fatto poi pervenire il comunicato che pubblichiamo integralmente accanto.
Non potendo ospitare la nuova intervista alla professoressa De Martini che pure fino al giorno prima del voto aveva addirittura avuto un ampio spazio anche sulle pagine nazionali del Giornale, l’unico modo per rimediare è quello di ricordare sue interviste concesse ad altri media. Ad esempio, al settimanale Panorama, che le chiedeva conto di quella sua partecipazione alla manifestazione no global di piazza. «Signora, lei che difende i vandali?», era stata la stupita osservazione del giornalista. Cui la professoressa De Martini, rispondeva: «La verità è che in questo paese pagano solo quelli che tirano pietre, quasi mai i manager e i politici in giacca e cravatta. In quell’occasione ho assistito non solo alle devastazioni, ma anche ad altri tipi di reati». Inevitabile la domanda: «La verità che chiede è molto diversa da quella invocata dal corteo di oggi?». Risposta: «Diciamo che è l’altra faccia del G8 che nessuno ha avuto il coraggio di illuminare». Quando le viene ricordata la sua testimonianza «davanti al pm Luigi De Magistris», lei conferma, esalta quello che sarà alle recenti europee il suo rivale candidato nelle liste di Di Pietro, e aggiunge che «chi fa condannare i black bloc ha invece la carriera spianata, riceve encomi e promozioni». Il dubbio sorge anche all’intervistatore: «Vuole dire che i teppisti non devono essere puniti? Eppure lei non ha proprio l’aspetto di una tuta nera».

L’ultima parola alla prof: «Sto dicendo che chi commette reati altrettanto odiosi, ma senza sporcarsi le mani, deve essere ugualmente perseguito. Rubare milioni di euro non è meno grave che spaccare una vetrina». Una precisazione, più semplice possibile dal punto di vista grammaticale: non sono parole nostre.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica