Roma - Nel Pdl si apre il fronte dei talk show. "Nessuno nega che si sia creata una dissidenza all’interno del Pdl e che lo scontro tra Fini e Berlusconi sia
avvenuto. Era assolutamente normale che la stampa ne desse notizia, che le trasmissioni tv di approfondimento
politico mettessero in evidenza il fatto invitando esponenti delle due diverse posizioni". Tutto bene "per la
settimana successiva a quanto accaduto", ma ora Gaetano Quagliariello suona il gong: "Non possiamo pensare
che da adesso in avanti diventi un’abitudine che due persone elette tra le file dello stesso partito vengano
invitate nei salotti del piccolo schermo in quanto portatori di due posizioni diverse".
Fronte mediatico Il vicepresidente vicario dei senatori Pdl, intervistato dal Tempo, apre il fronte mediatico del confronto nel
partito e osserva che "i partiti all’interno hanno una loro vita, fatta di posizioni articolate e, a volte, contrastanti.
Si discute, si decide e alla fine la voce all’esterno è e deve essere unica. Altrimenti ci sarebbero due partiti".
Niente separati in studio tv, quindi, e Quagliariello si rifà al dibattito nel Pd che "ha al suo interno una
maggioranza e una minoranza, la cosa era già certificata al momento delle primarie. Non per questo, però, ai
dibattiti tv viene invitato un rappresentante dell’aria Bersani e uno di quella Franceschini. C’è un esponente del
Pd, che prende posizioni con sfumature differenti in base alla corrente di provenienza, ma che nel momento in
cui parla rappresenta la voce unica del Pd".
Problema è che "con noi ultimamente questo non avviene e quel che viene fuori è un’immagine falsata del
partito. Chi si deve adeguare non siamo noi politici. Noi possiamo e dobbiamo declinare qualche invito. Ma -
sottolinea - devono essere gli editori e i conduttori dei talk show televisivi a tornare a rispettare le regole della
comunicazione politica: un esponente per un partito". Quanto ai finiani, aggiunge, "anche loro si sono sempre
detti contrari ad un partito fatto di correnti tradizionali. Adesso però si stanno comportando come se
appartenessero ad una fazione diversa dalla nostra". E questo, per l’esponente PdL, crea "un paradosso: Fini
e gli esponenti del Pdl che mostrano alcune perplessità sul nostro alleato leghista, non fanno altro che favorirlo
con questo atteggiamento. Sembra che mentre noi stiamo qui a litigare tra di noi, loro siano gli unici a
comportarsi con normale discrezione. Dicono che l’unica cosa che conta per loro è quella di occuparsi del
governo del Paese e magari raccolgono i frutti di quanto stiamo facendo noi".
Bocchino: "Uno solo in tv? Chi lo sceglie?" "In linea di principio Quagliariello ha anche ragione ma chi decide chi va poi in tv? Al momento mi
sembra che manchino le regole per stabilirlo". Così Italo Bocchino, deputato finiano del Pdl, interviene sul
dibattito interno al partito sull’opportunità che ha rappresentare il Pdl nei talk-show sia un solo esponente e non
due.
Il deputato campano evita le polemiche ed esclude che la proposta, avanzata dal vicepresidente dei senatori
del Pdl Gaetano Quagliariello, sia rivolta a "qualcuno in particolare": "Parlava in generale - spiega - e sul fatto
che ci fossero due persone in ogni trasmissione".
Per Bocchino il problema è rappresentato dal fatto "che nel partito mancano delle regole che si occupino delle
minoranze": "Nel documento finale della Direzione generale la minoranza non è contemplata - conclude - perciò
quando si stabiliranno le regole per la minoranza si troverà anche una soluzione per le partecipazioni in tv".
Briguglio: "Assurdo esponenete unico in tv" "L’amico Quagliarello vorrebbe imporre che nei talk-show il Pdl sia rappresentato da
un solo esponente.
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