RomaVa bene «il Pdl come grande fiume con tanti affluenti», come disse una volta Berlusconi, ma se poi tutta questa acqua s’incanala in mille rivoli o, peggio, in correnti, il discorso cambia. Restando nelle metafore acquatiche, si rischierebbe di fare la fine della Balena Bianca. Il modello non può essere la vecchia Dc, frantumata al proprio interno tra dorotei, morotei, andreottiani, donatcattiniani, fanfaniani et similia, per attuare al meglio il manuale Cencelli. Così Berlusconi, per la seconda volta in pochi giorni, torna a sconfessare il «correntismo» interno, vero e proprio cancro da debellare prima che si espanda troppo.
Se domenica scorsa il Cavaliere era intervenuto telefonicamente al debutto della fondazione voluta da Frattini e Gelmini, Liberamente, per ammonire che «non dobbiamo aprirci a correnti ma rimanere uniti come lo siamo sempre stati», ieri è tornato sul tema più esplicito che mai. Prima in una risposta a un simpatizzante sul sito forzasilvio.it perché «l’unità del Pdl ha dato al governo la forza di affrontare la crisi economica e porre l’Italia al riparo dalla speculazione. Incrinare questa unità sarebbe un errore imperdonabile, una prospettiva cui mi opporrò con tutte la mie forze, sicuro di interpretare la volontà della nostra gente». Poi in una nota in cui ha sciolto tutti i dubbi relativi ai destinatari del messaggio: «Ribadisco ancora una volta di essere contrario a qualsiasi frammentazione del Pdl, anche mascherata da fondazioni o associazioni che possono dare l’impressione che si voglia dare vita a delle correnti». Semplificazione è la parola d’ordine di Berlusconi: «Il mio obiettivo è stato, è e resterà sempre quello di semplificare la politica italiana - scrive Berlusconi nella nota - creando un grande partito dei moderati nel quale la maggioranza degli italiani, che non vuole tornare alla politica delle correnti e delle quote, si riconosce. Questo partito si chiama Popolo della libertà, un patrimonio straordinario che appartiene a tutti quanti noi e che non va dilapidato ma, anzi, consolidato».
Il problema è che troppe anime del partito si fanno interpreti di questo consolidamento e creano strutture, apparati, pensatoi, think tank, fondazioni e circoli che rischiano di essere delle forze centrifughe, deleterie per il Pdl. Già in aprile, per rispondere a muso duro alla fronda finiana che andava organizzandosi, Berlusconi aveva ripescato proprio un termine finiano, «metastasi», per definire le correnti. E ieri ha ribadito il concetto perché si capisca bene che tutto quell’arcipelago di associazioni non va bene. Pare che il comunicato con cui ieri ha dato l’altolà a tutti i nuovi contenitori, più o meno interpreti del berlusconismo, in realtà fosse molto più duro di quello poi effettivamente diramato e, confessa un deputato che vuole rimanere anonimo, «il premier, infastidito, ha chiesto a tutti di aderire alle nuove sigle che spuntano come funghi per annacquarne la consistenza».
Il problema è che anche nel Pdl si stanno creando dei feudi e ogni centro di potere in più fa nascere la voglia di crearne un altro, spesso contrapposto.
Si mormora infatti che tra gli ex aennini rimasti fedeli a Berlusconi ci sia ora la tentazione di fare squadra a sé, al di là della già esistente fondazione Italia Protagonista. Che gli eredi del Msi abbiano il correntismo nel proprio Dna lo dimostra la nascita di un’altra sottocorrente all’ombra della corrente finiana: quella di Area Nazionale, guidata da Silvano Moffa e Domenico Menia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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