Franco Ordine
da Milano
«Borrelli chi?». Solo a Coverciano i cavalieri di Lippi, impegnati nella preparazione del mondiale, hanno avuto bisogno di un riassunto delle puntate precedenti per identificare al volo il personaggio in questione. Linterrogativo è rimasto sospeso nellafa per qualche minuto con la sola eccezione di Alberto Gilardino, biellese, centravanti del Milan e della Nazionale. «Conosco questo signore, è una persona di grande competenza, mai come ora è fondamentale molto dalla giustizia sportiva perché il calcio torni pulito» è il suo benvenuto, una stretta di mano e un plauso. Lunico dal fronte del Milan e si può capire il riflesso condizionato. Adriano Galliani, vicepresidente esecutivo, è stato «blindato» dallavvocato Leandro Cantamessa. Neanche un sospiro sulla nomina. Svelato il mistero a Coverciano, è cominciata la rumba. Non si tratta dunque di un italo-argentino da tesserare nel campionato italiano ma di Francesco Saverio Borrelli, anni 76, magistrato in pensione, ex procuratore generale di Milano, il simbolo di «mani pulite». È lui il nuovo capo dellufficio indagine della Federcalcio, il braccio investigativo della giustizia sportiva rimasto senza guida dopo le polemiche dimissioni di Italo Pappa, generale della Guardia di Finanza. Francesco Saverio Borrelli, dunque. Già, proprio lui, tornato alla ribalta dopo qualche anno di giardini, belle letture e prime della Scala vissute in semiclandestinità.
«Sono sorpreso, non me laspettavo assolutamente» è la sua prima reazione, confidata via citofono al cronista dellagenzia che lha raggiunto sotto casa. Al telefono si è negato e non certo perché temesse qualche intercettazione. Della sua impreparazione, in fatto di calcio, non ha fatto mistero. Anzi lha sventolata quasi come una bandiera di indipendenza rispetto agli eserciti schierati con le casacche. «Non sono tifoso e non mi sono mai occupato di calcio» è la garanzia di terzietà offerta al grande pubblico che adesso ne seguirà le imprese da 007 del pallone. Inevitabile il paragone con tangentopoli, quattordici anni prima. «Credo vi siano analogie, vedremo alla fine» è il suo laconico commento. La chiosa più divertita è quella di suo figlio Andrea, magistrato come il padre, pronto a scherzare sulla nomina: «Ma come farà, non sa niente di calcio». Rari persino i pochi ricordi, in tutto due: una partita vista dal vivo, a San Siro, estate del 90, inaugurazione mondiale italiano a Milano, Argentina-Camerun, e una ammirata in tv, durante le vacanze estive, quellItalia-Germania 4-3 di Messico 70 diventata più di una partita. «Sarà unesperienza nuova, forse è meglio» chiude il figlio Andrea.
Ma le sorprese sincere non arrivano solo da Coverciano. Maurizio Zamparini, presidente del Palermo, reduce dal pranzo con Adriano Galliani, non nasconde i timori suoi e del calcio. «Sono sconcertato» confessa, «auspico giustizia e non giustizialismo» aggiunge, «non so in quale direzione si stia andando, sono preoccupato delleccesso di coloritura politica data alla vicenda» incalza. «Guai a far riscrivere le regole dai giudici» conclude amaro Zamparini. E forse per frenare lallarme scattato, da Roma, Giancarlo Abete, ex vice di Carraro, fa riflettere il mondo del calcio. «Borrelli non deve scrivere le sentenze, quelle toccheranno a Disciplinare e Caf» ricorda.
Nel resto del Belpaese, il nome e il cognome, Francesco Saverio Borrelli, scanditi dalle agenzie intorno a mezzogiorno, hanno dato vita a una sarabanda di commenti, reazioni e giudizi. È la terza nomina fatta da Sergio Rossi, dopo la scelta dei suoi vice (Nicoletti, Albertini e Nebbioso) commissari e la decisione di cementare la panchina di Marcello Lippi. Si è rivolto a un vecchio amico, sicuro di ricevere la necessaria collaborazione. Borrelli diventerà, nei prossimi giorni, lufficiale di collegamento tra il calcio e la procura di Napoli da cui devono arrivare e restare custoditi tutti i verbali dellindagine. Nessuno dei pm di Napoli può dubitare della lealtà e dellaffidabilità di Borrelli.
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