«Pensiamo a una Milano 4 convenzionata»

Marcello Chirico

«Certo, le occupazioni abusive sono un problema non facilmente risolvibile con gli sgomberi. Bisogna fare allora di necessità, virtù: trasformare l’abusivismo in opportunità, coinvolgendo chi abita in quei quartieri». Quanto poi al soddisfacimento della domanda abitativa, la strada sarà d’ora in poi quella della «massima valorizzazione delle aree pubbliche della cintura milanese, operandovi vere e proprie trasformazioni urbanistiche: anzichè continuare a costruire i soliti quartieri-dormitorio, bisognerà portare in periferia quello che c’è nel resto della metropoli, in modo da rendere quei nuovi quartieri appetibili per il mercato e, soprattutto, vivibili».
Quando Giampiero Borghini affronta un tema complesso come quello della casa lo fa in maniera speculare, più con la mentalità dell’ex sindaco piuttosto che con quella del semplice assessore regionale delegato alle politiche edilizie. Anzichè pensare ad una soluzione immediata e radicale, lui preferisce studiarlo nella sua globalità così da poter intervenire in modo mirato sul problema.
Cominciamo dalle occupazioni, ormai all’ordine del giorno.
«Se penso che a Roma e Napoli i casi superano ormai il 20%, il fatto che a Milano ci si attesti sul 5% è già un aspetto positivo»
Si, però qualche soluzione bisognerà ben trovarla pure qui.
«Di certo non la sanatoria che hanno in mente nella Capitale. Bisognerebbe applicare con rigidità la linea degli sgomberi, che però non sempre sono praticabili. Un giorno il questore di Milano mi disse che i suoi agenti preferiscono intervenire sul luogo di una rapina piuttosto che cacciare gli abusivi dalle case occupate. Perchè ci si trova spesso di fronte a situazioni penose, tipo donne incinte, bambini piccoli eccetera, difficili da affrontare».
E allora, che si fa?
«I contratti di quartiere sono una via, perchè consentono di liberare gli alloggi col consenso degli inquilini degli stabili. In pratica li si convince a lasciare gli alloggi dirottandoli su case-parcheggio, con la promessa di riportarli poi negli appartamenti originari, ma completamente ristrutturati. A Milano lo stiamo già facendo su 5000 alloggi, ma questa tecnica andrebbe applicata con determinazione sull’intero patrimonio d’edilizia popolare».
Dove si trovano queste case-parcheggio?
«Non posso dirglielo, altrimenti me le vanno ad occupare subito. Mi riferiscono che pure all’interno dell’Aler esistono gole profonde che fanno questo tipo di segnalazioni e, le dirò, la cosa non mi sorprende. Eppoi pure certi sindacati aiutano gli abusivi»
Contratti di quartiere, eppoi?
«In Lombardia stiamo già applicando con successo progetti pilota di auto-costruzione. Ovvero: se vuoi una casa, partecipi materialmente alla sua costruzione. Le ore di lavoro verranno poi detratte dal costo della nuova casa quando verranno abitate. Adesso voglio fare la stessa cosa per le ristrutturazioni, stanziando fin dal prossimo Perp qualche milione di euro per avviare pure questo tipo di discorso: le spese affrontate dall’inquilino saranno un anticipo sul canone d’affitto futuro».
E costruire nuovi quartieri?
«Sono d’accordo, a patto che non siano più ghetti. Basta con l’applicazione della legge 147: quando si costruirà su aree pubbliche bisognerà dotarle di servizi, e insieme all’edilizia sociale affiancarci quella convenzionata. Bisognerà giocare il pubblico come se fosse privato, la novità vera è questa.

Costruire insomma una Milano 4 in tutta la cintura. Ma lo sa che nemmeno i comuni rossi concedono più aree demaniali se sanno che ci si costruirà sopra solo case per poveri, che pagano poca Ici e non portano nulla nelle loro casse?».

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