Nuovo capitolo nella saga infinita della Centrale del Latte. Protagonisti loro malgrado, questa volta, 145 lavoratori dellazienda passati alle dipendenze dirette del Comune di Roma nel 2003. A rendere nota la vicenda lUgl di Roma. «Il problema principale - ha spiegato il segretario di Roma e Lazio Luca Malcotti - è quello dellanzianità di servizio. I 145 dipendenti, infatti, pur avendo lavorato per 20 o 30 anni per il Comune, poiché assunti negli anni Settanta e Ottanta, adesso si trovano con un contratto del 2003. Tutto ciò provoca una perdita fino al 50 per cento dellassegno della pensione per coloro che vi stanno per andare». Ma comè stato possibile tutto ciò? «Questa storia ingarbugliata - ha continuato Malcotti - si inserisce in quella più ampia della Centrale del Latte. Quando lazienda fu privatizzata furono decisi una serie di prepensionamenti e il trasferimento di circa 400 persone al Comune. Ma se per la prima tranche, circa 250, non ci sono stati grossi problemi, per la seconda composta appunto di 145 persone è iniziato un vero e proprio calvario. Prima lassunzione a tempo determinato per 8 mesi, poi, la nuova assunzione che non teneva conto della vecchia anzianità di servizio».
A questo va aggiunta anche la dequalificazione professionale, perché in molti sono finiti a svolgere un semplice impiego da commesso o da autista, con conseguente riduzione di stipendio. «Molti di noi sono passati da 1.700 euro a 1.000 - ha spiegato uno degli ex dipendenti della Centrale, Massimo Caldariggi - e si sono trovati con immensi problemi per pagare affitti e mutui». Sulla vicenda adesso sta indagando anche lUnione europea, che ha iniziato una procedura di infrazione contro il nostro Paese. «Abbiamo sollecitato lintervento dellUe - ha detto il capodelegazione di An allEuroparlamento Roberta Angelilli - con uninterrogazione ma il Campidoglio finora non si è degnato di rispondere alle richieste dellEuropa. Sia che si tratti di negligenza o della volontà di non rispondere tutto questo è inaccettabile da parte del Campidoglio». «Il punto centrale per noi - ha concluso Malcotti - non è sapere se il Comune possa decidere se riconoscere o no quellanzianità di servizio ma che lamministrazione riconosca effettivamente gli stessi diritti ai suoi lavoratori. Chiediamo, dunque, al consiglio comunale di esprimersi in tal senso.
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