Gian Maria De Francesco
da Roma
Rifondazione comunista ha lanciato loffensiva finale contro Confindustria. La proposta di riforma del sistema previdenziale con conseguente innalzamento delletà pensionabile, caldeggiata dallala riformista dellUnione e da Viale dellAstronomia, è invece fermamente rispedita al mittente dal Prc, pena la caduta del governo Prodi.
Lo ha spiegato chiaramente il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, sempre meno super partes, in unintervista al settimanale Left. «Confindustria - ha dichiarato - mette le mani avanti rispetto alle prossime sfide, per pretendere lo spostamento del baricentro della coalizione in direzione moderata in modo da stabilire una politica come quella che farebbe una grande coalizione». Secondo Bertinotti, gli imprenditori guidati da Luca Cordero di Montezemolo, pur avendo ricevuto il «vantaggio non trascurabile» del taglio del cuneo fiscale in Finanziaria, stanno utilizzando lipotesi della grosse Koalition come un «cavallo ruffiano» che «si fa correre non perché debba arrivare al traguardo, ma per deviare la corsa».
Non lha presa bene il segretario dei Ds, Piero Fassino, da giorni intento a ricucire i rapporti tra centrosinistra e mondo dellindustria e del commercio. «Le polemiche della cosiddetta sinistra radicale sono strumentali e infondate. È dovere di chi governa e di chi fa parte della maggioranza ascoltare le preoccupazioni e i sentimenti di disagio delle imprese». La tensione è forte e al numero uno della Quercia non va di essere messo sul banco degli imputati.
A due settimane di distanza dallintervento montezemoliano al Forum della Piccola industria di Prato, però, la sinistra radicale non ha ancora digerito la frase «non possiamo più avere una coalizione come quella attuale con la sinistra conservatrice e massimalista che frena il futuro del Paese», interpretata come un preciso disegno politico centrista. «È tutta una manovra di Confindustria che punta a comprimere il ruolo di Rifondazione», ha detto il segretario del Prc, Franco Giordano, in unintervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera. «Lobiettivo della nostra marginalizzazione - ha aggiunto - è addirittura diventato una proposta politica».
Anche per Giordano, come per Pdci e Verdi, non si può prescindere dal programma («se cambia, non cè più lUnione»), ma la vera fragilità dellesecutivo è il Partito Democratico. «Non hanno un programma - ha concluso - e per sopperire a questo deficit se lo fanno scrivere dalla Confindustria e dalle gerarchie ecclesiastiche». Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero (Prc), ieri su Repubblica ha chiarito gli aspetti tecnici. «Nel programma - ha affermato - si dice che va abolito lo scalone, che vanno aumentate le pensioni minime e i contributi per i precari. No a unoperazione sulle pensioni solo per fare cassa e no allinnalzamento generalizzato delletà». Confindustria? «Puntano a una maggioranza diversa, ma anche a beccare altri soldi», ha sottolineato ribadendo che la partecipazione del Prc alla manifestazione contro la precarietà nel lavoro è «sacrosanta».
Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha cercato di tenere la barra dritta ricordando che «il memorandum sottoscritto con Cgil, Cisl e Uil prevede la partenza di un tavolo di trattativa sulle pensioni fra gennaio e marzo per completare la riforma della legge Dini». Damiano, come al solito, non si è sbilanciato troppo precisando «andare in pensione a 65 anni è inaccettabile». Un colpo al cerchio e uno alla botte. In Confindustria lirritazione aumenta sempre più. «Montezemolo ha preso atto delle nostre preoccupazioni e sta difendendo chi produce ricchezza nel Paese. Le riforme che ci aspettavamo non stanno arrivando», dice il presidente di Anima (industria meccanica), Ettore Riello.
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