Pentole contro le sbarre: continua la rivolta nel carcere

Pentole contro le sbarre: continua la rivolta nel carcere

«Stipare il carcere di Marassi, in queste condizioni, è da irresponsabili». Non usano mezzi termini i sindacalisti degli agenti penitenziari per stigmatizzare la situazione che si sta verificando in questi giorni dentro la casa circondariale di Genova.
«Nonostante l’incontro avuto sabato con il direttore abbia prodotto un nuovo menu giornaliero e l’impegno ad eliminare la cosiddetta terza branda, nonché un impegno a diminuire il numero dei detenuti nella struttura, la protesta si è riaccesa» racconta il segretario regionale Uil Penitenziari Liguria, Fabio Pagani. Tutte le sezioni del carcere, alle 22 alle 23 dell’altra sera, hanno ripreso la loro rumorosa protesta»: i carcerati hanno cominciato e finito all’unisono a battere stoviglie e pentolame sulle grate e sui blindi. «Purtroppo per le note incapacità organizzative e amministrative dei nostri vertici, paga ancora dazio il personale di polizia penitenziaria - afferma Pagani - che anche l’altra sera ha dovuto impegnarsi, sott’organico, a gestire la criticità del momento» «Occorrono atti concreti: lo sfollamento di 50 detenuti (verso Pontedecimo) poteva essere un segnale concreto, ma non è arrivato. Le parole contano poco - conclude il sindacalista - perché la tanto contestata terza branda in queste condizioni è inevitabile. Stipare a Marassi 800 detenuti è da irresponsabili, considerato anche la grave deficienza organica di oltre 150 unità della penitenziaria.

Basterebbe far rientrare a Genova tutti gli agenti distaccati presso i palazzi del potere romano perché si ritorni almeno a respirare». Anche il Sappe, sindacato autonomo di polizia penitenziaria, continua a denunciare le condizioni di sovraffollamento del principale carcere di Genova definendo la situazione «incandescente».

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