Roma - «Il richiamo di Giorgio Napolitano alla nostra Costituzione sia nel discorso di fine anno sia nel messaggio inviato a Benedetto XVI con il riferimento importantissimo alla famiglia come prima cellula della società naturale dimostra una grande apertura del presidente e una sintonia con Papa Ratzinger che ha parlato di sana laicità. Il capo dello Stato rivela più sensibilità e attenzione rispetto a molti altri».
Rispetto a chi, senatore Marcello Pera?
«Napolitano si dimostra attento non tanto ai rapporti di potere con la Chiesa ma alla funzione sociale che la religione ha sempre avuto. Sicuramente più aperto dei laicisti del centrosinistra e dei cattocomunisti. Più aperto del “cattolico adulto” Prodi che invece svela la sua arretratezza che si spiega con la sua provenienza dall’ambiente bolognese, dove si pensa ancora che il comunismo sia una sorta di cristianesimo secolarizzato».
Dunque un dialogo fatto di rispetto, uno scambio positivo tra la massima istituzione dello Stato laico e la massima autorità religiosa. Perché invece in Parlamento laici e cattolici non riescono a incontrarsi?
«In Parlamento ci sono troppi comunisti e troppi cattolici adulti. C’è un laicismo deteriore diffuso soprattutto nelle élites che, a differenza di Napolitano, si ostinano a non comprendere che il cittadino italiano ha grande considerazione per i valori religiosi. Questo laicismo sta avendo conseguenze devastanti sulla nostra società».
Stato laico ma non laicista. Qual è la differenza?
«La nostra Costituzione è laica ma non laicista. La laicità dello Stato, implicita nella nostra Costituzione anche se mai menzionata, è garanzia della libertà religiosa. Laicità però non è indifferenza ai valori religiosi, e infatti si parla di rispetto della vita e della famiglia. Laicità non è neppure neutralità riguardo ai contenuti religiosi. Ad esempio la nostra Costituzione fa riferimento alla famiglia monogamica. Infine la laicità non pretende che si confinino i valori religiosi nella sfera privata e familiare, cioè non pretende di privatizzare o ghettizzare la religione. Il moderno Stato liberale, democratico e laico è sì autonomo dalla Chiesa e dalle gerarchie ecclesiastiche, ma si basa comunque su principi religiosi. Primo fra tutti il rispetto della persona e della vita. Perciò il fondamento del nostro Stato laico non è laico bensì religioso».
Il segretario di Stato vaticano, cardinale Bertone, ha detto che è antistorico opporre la laicità alla religiosità e che ai tempi della Democrazia cristiana e del Pci c’era più rispetto per la Chiesa.
«Le parole di Napolitano danno ragione al cardinale Bertone, perché il presidente dimostra sensibilità e attenzione per la questione religiosa superiori a quelle dei laicisti. Perché questo oggi accade: la laicità è degenerata nel laicismo, il quale è un’ideologia ostile alla religione, in particolare quella cristiana, e dunque senza avvedersene, ostile ai princìpi stessi dello Stato laico. Questi princìpi, che sono i famosi diritti fondamentali e non negoziabili, il laicista li mette ai voti. Perciò legifera su aborto, matrimonio omosessuale, eugenetica, eccetera».
Ruini chiede una moratoria sull’aborto.
«Sono passati molti anni dall’approvazione della legge e io credo che una discussione parlamentare su come viene applicata sia opportuna. Non sono convinto che sia possibile ridiscutere il principio, anche se ho ben presente gli enormi aspetti morali del problema».
Pensa che ora ci sarebbero i numeri per riaprire la discussione?
«Forse no, ma penso che negli ultimi anni la coscienza religiosa si sia risvegliata prima in Usa e poi altrove, quando l’Occidente si è visto attaccare per ragioni connesse al suo modo di essere, cioè alla sua identità e storia giudaico-cristiana. Da lì è rinato il problema del ruolo della religione nella nostra vita privata e collettiva».
Ma l’Italia non è isolata ad esempio sulle unioni civili? E non c’è un rischio intolleranza cattolica?
«No, il risveglio della coscienza religiosa interessa pure la Spagna, dove il Family day è stato un segnale importante, e la Francia...
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