Politica

Pera segna la via al centrodestra: prima i valori, poi il partito unico

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Adalberto Signore

nostro inviato a Rimini

«È vero, non ho parlato di partito unico, di premiership, di primarie, di neocentrismo e simili. Ma l’ho fatto deliberatamente. Penso che tutte queste cose siano importanti e dovranno essere affrontate. Ma prima dobbiamo definire la nostra identità, affermare una cornice intellettuale e morale entro cui agire. Insomma, prima dobbiamo aver chiari i contenuti che, dopo, i contenitori dovrebbero contenere». Marcello Pera parla quasi ottanta minuti prima di chiudere così - con un richiamo tanto indiretto quanto chiaro al partito unico - l’intervento che apre la ventiseiesima edizione del Meeting di Rimini.
In piedi davanti alla fittissima platea di Comunione e liberazione il presidente del Senato incassa applausi su applausi, dai giovani in bermuda e scarpe da ginnastica accovacciati per terra come dai signori più attempati accomodati in platea. Davanti ai quattromila che riempiono il Palafiera, Pera tiene la sua «lectio magistralis» (così la presenta Giancarlo Cesana). E dalla «società aperta» (teorizzata da Karl Popper, il filosofo austriaco cui si avvicinò già negli anni Settanta) il presidente del Senato passa di fatto alla «società identitaria». «Chi antepone il dopo al prima - dice - non avverte la richiesta di identità, la voglia di basi morali e di fede che milioni di uomini e donne stanno sollevando nel mondo. Un partito politico, specie se nuovo o unico o unitario, deve ascoltare questo bisogno di identità e tradurlo in programma e azione politica». Insomma, prima di aprire davvero il dibattito sul partito unico del centrodestra è necessario «fissare un contenitore culturale e politico».
Il presidente del Senato, dunque, lascia da parte i tecnicismi della politica e si cimenta in un discorso sui valori. Esattamente quello che il popolo del Meeting è venuto in massa ad ascoltare. È anche per questo che Pera incassa un applauso dopo l’altro, riuscendo pure nel difficile ruolo di ambasciatore presso Cl del partito unitario («sarei lieto di fare tutta la strada che è possibile assieme a voi»). E il fatto che la seconda carica dello Stato abbia deciso di concentrarsi sui concetti di democrazia e libertà cercando di restare sul piano dei principi non vuol dire che abbia trascurato le questioni più scottanti. Tutt’altro.
Pera cita per tre volte Papa Ratzinger e invoca una «seria e salda alleanza tra laici e credenti per riaffermare e salvare la nostra identità occidentale, democratica e liberale». Perché oggi «l’Occidente è percorso da una crisi interna ed è sotto l’attacco di nemici esterni che gli hanno dichiarato una guerra santa perché, come scrivono i fondamentalisti e i terroristi islamici, “giudeo e crociato”». E qui mette da parte i principi astratti e usa la tradizione e la storia per delineare «la nostra identità»: «Scendiamo da tre colline: il Sinai, il Golgota, l’Acropoli. E abbiamo tre capitali: Gerusalemme, Atene, Roma. Questa è la nostra tradizione. Da qui sono nati i nostri valori. Senza le leggi di Mosè, senza il sacrificio di Cristo, non avremmo quel sentimento morale che ci fa sentire tutti - credenti e no - fratelli, uguali, compassionevoli». «Chi rinnega queste origini - aggiunge tra gli applausi - tradisce la propria storia e perde la propria identità. Non dovremo consentirlo».
Il presidente del Senato critica il «relativismo culturale» («un errore pericoloso») e difende lo Stato laico, quello che «evita il fanatismo religioso». E di fronte alla minaccia del terrorismo islamico, aggiunge, bisogna difendersi anche «con l’uso delle armi». Ma Pera attacca pure frontalmente l’Europa. Perché nella Costituzione «si evita di menzionare le radici giudaico-cristiane», perché «si condanna un politico, Buttiglione, che in fatto di omosessualità afferma i suoi convincimenti cristiani», perché «si impedisce l'esibizione pubblica dei simboli di identità religiosa» («mi riferisco alla legge francese sul velo e alle sentenze della nostra Consulta sul crocifisso»). E ancora: «In Europa rinasce l’antisemitismo», «si approvano leggi che disgregano la famiglia» (in Spagna) e si «mettono con arroganza al voto popolare i valori della vita» (il referendum in Italia). Ce n’è anche per Romano Prodi che prima del voto sulla procreazione aveva annunciato che sarebbe andato alle urne (perché «cattolico adulto»). «Laicisti, liberali, socialisti, comunisti e anche qualche cattolico adulto - dice - hanno provato a dare un violento colpo di forbice ai valori ma sono ancora lì che si accarezzano la guancia per lo schiaffo ricevuto al referendum».
Interrotto solo dagli applausi, Pera critica pure le marce della pace contro gli Stati Uniti e la decisione della Spagna di ritirarsi dall’Irak.

Ed è durissimo sul multiculturalismo: «O ci impegniamo a integrare gli altri facendoli diventare cittadini della nostra civiltà - con la nostra educazione, la nostra lingua, la conoscenza della nostra storia e dei nostri valori - oppure la partita dell’integrazione è perduta».

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