«Il problema è che non si arriva mai al taglio delle teste, e alla fine la rivoluzione finisce nelle mani del re».
Massimo Ghini è reduce dal «Natale in Sudafrica» e si vede dalle immagini da tribù che usa...
«Veramente pensavo al Risorgimento, a Garibaldi che a Teano dice “obbedisco” ai Savoia. Se s’è arreso lui, figuriamoci il Pd».
Lei è stato fra i fondatori del Pd, vinse le primarie nella sua circoscrizione a Roma e fece una pièce teatrale per raccontare la fusione fra Ds e Margherita.
«Sì, bella fusione: è arrivata con vent’anni di ritardo ed è già fallita».
«Io sogno democratico» si intitolava la pièce.
«E adesso invece sogno un progetto. Due pagine e mezza, cinque punti».
Per dire cosa?
«Ma quello che vogliono! Voglio sapere se stiamo con Marchionne, come vogliamo riformare il Welfare, cosa facciamo in tema di immigrazione e per i giovani, come la pensiamo sulla bioetica».
È che ogni volta che gli ex Ds dicono una cosa, gli ex popolari fanno le barricate e viceversa.
«Ebbasta ragionare per ex!».
Sono gli ex a farlo.
«Eh lo so! C’è questa malattia infantile per cui se tu fai una cosa, c’è sempre qualcun altro che pensa di incarnare un’anima più pura. È sempre stato così: se eri nella Fgci era meglio Potere operaio, o Lotta continua, e a suon di distinguo prendevi schiaffi da destra e da sinistra. Bene, io non mi ci riconosco più in questo sport».
E quindi?
«Se uno ti chiama e ti dice: “Vieni a Milano”, tu prendi la vespa o il treno e vai. Ma se ti chiama e ti dice: “Che famo? Usciamo o non usciamo? Mah, che dici?”, a quello gli attacchi la cornetta».
Un telefono in faccia a Bersani.
«E Veltroni e D’Alema e Letta. Passano il tempo in eleganti duelli di fioretto fra loro, mettendo le loro grandi intelligenze al servizio di un gioco di scacchi tutto interno al partito che lo sappiamo dove porta».
Dove porta?
«All’ognuno per sé, ma allora che lo dicano».
Ha ragione Renzi, che bisogna rottamarli?
«La passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie...».
Cantava De André...
«Se ci si assume la responsabilità di proporre rottamazione ci deve essere un’aspirazione leaderistica all’altezza».
Dice che Renzi non è all’altezza?
«Dico che prendi Nichi, per esempio».
Vendola.
«Parla al cuore delle persone, è l’unico che pubblicizza il suo prodotto».
Infatti vince le primarie, tanto che ora il Pd non le vuol fare.
«Il problema non è primarie sì o no, è primarie chissenefrega».
Chissenefrega.
«Ma che famo, le primarie per scegliere chi è vestito meglio? Facciamole sul progetto! E poi vedi che arrivano le alleanze, e da Fini a Casini a Vendola tutti ti seguono».
E poi ci si allea alle urne ma non si riesce a governare.
«Se i patti sono chiari sì, gli steccati ideologici non esistono più».
Lei predica bene e poi razzola male coi Cinepanettoni.
«Sono un attore, faccio il mio mestiere».
Livella verso il basso la cultura del Paese, che è sempre più ignorante e infatti vota a destra.
«Lei scherza ma è quello di cui mi accusano certi dinosauri di sinistra. Non si rendono conto che la cultura deve essere popolare. Venissero al cinema le cose andrebbero meglio, invece fanno la politica dei prèsidi».
Prèsidi?
«Sono molto distinti ma non si sporcano le mani, non li vedi mai».
Vanno ancora a vedere la Corazzata Potëmkin?
«E invece io, da vecchio coglione comunista...»
Non così vecchio...
«...Con certi film do anche un segnale, che la sinistra non è solo barbosa e ingrigita».
No, sa anche fare i soldi coi film popolari.
«Per poi poter fare gratis i film su Guido Rossa, o rischiare la popolarità con film difficili come quello sulle morti bianche. Allora nessuno mi considera, però, e questa è la vera ipocrisia cattocomunista».
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