Roma - Dunque, l’uomo del Monti ha detto no, l’Olimpiade romana torna nel cassetto e subito parte la caccia a chi ha vinto e chi ha perso. Il Coni è affranto, il Pdl insorge, Bersani «comprende», la Lega esulta per «lo stop al magna-magna». Giorgio Napolitano, che i Giochi li aveva «sognati», ora fa buon viso: «Le preoccupazione del governo vanno prese con la massima attenzione. Lo sport italiano avrà un’altra occasione». Ma attenzione, la linea di divisione tra l’area della disfatta e quella del trionfo solo in parte è politica, è anche molto geografica.
Tra gli sconfitti, sicuramente Gianni Petrucci. «Una grande amarezza, un sogno che svanisce dopo due anni di duro lavoro. Il nostro progetto era perfetto, il presidente del Consiglio l’ha riconosciuto, lo sport italiano non ha nulla da rimproverarsi. Sono convinto anch’io che bisogna tagliare, però bisogna pure pensare agli investimenti per il futuro». Al presidente del Coni brucia soprattutto che la bocciatura sia arrivata all’ultimo minuto dell’ultimo giorno utile, e che sia stata comunicata dopo una lunga anticamera. «Umiliato? No. Certo, ci sono rimasto male, molto male. Serviva più rispetto». E le motivazioni, poi: «Perché si continua a fare riferimento alla Grecia? Atene si è indebitata per altri motivi, non solo per i Giochi».
Anche una buona parte del Pdl parla di «grave errore». Lo fa ad esempio il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto: «Sappiamo benissimo che le Olimpiadi, a seconda di come sono impostate e poi gestite, possono essere un fattore di sviluppo o di dissipazione di risorse. A nostro avviso c’erano tutte le condizioni per la prima ipotesi». E il presidente dei senatori Maurizio Gasparri: «Siamo delusi, è una brutta notizia alla quale è difficile rassegnarsi. Era un’occasione per rilanciare il Paese. Ripartire dai valori storti dello sport sarebbe stata una bella sfida, il governo è stato poco coraggioso».
Ancora più dura la componente degli ex An, da sempre in sofferenza nell’appoggiare il Professore. Secondo Altero Matteoli «il Pdl, partito fondamentale per il governo, non può accettare il no di Monti: le giustificazioni non sono accettabili e ancora di meno lo è il tentativo di scaricare le colpe sull’esecutivo precedente». Per Giorgia Meloni «la decisione è un danno all’immagine dell’Italia nel mondo in termini di credibilità e solidità». Dice Ignazio La Russa: «Non possiamo piegarci a questa logica tecnica, non si vive solo di pane e banche». Secondo Andrea Ronchi «è una scelta poco lungimirante». E aggiunge Stefano De Lillo: «Sarebbe il caso che il premier venisse a spiegare in Parlamento perché ha rinunciato a un evento che avrebbe portato sviluppo e fatto da vetrina per il turismo». L’Idv si associa: «Monti venga alla Camere a riferire».
Ma c’è una fetta del Pdl che appoggia la scelta di Monti. È il caso del governatore della Lombardia Roberto Formigoni: «Una decisione inevitabile per dare ai mercati una volta di più la sensazione che l’Italia ora è impegnata fortemente nella strada del risanamento». O di Daniela Santanchè: «Un lusso che non possiamo permetterci». O ancora, di Beppe Pisanu, presidente dell’Antimafia: «Una valutazione di buon senso che anche gli sportivi più appassionati dovrebbero comprendere mettendo in primo piano gli interessi del Paese».
Sull’altro fronte troviamo un comprensivo Pier Luigi Bersani: «Il governo ha preso una decisione meditata, che rispettiamo. L’importante è che adesso venga letta come segno di responsabilità e non di sfiducia in noi stessi». Un entusiasta Enrico Letta: «Una scelta giusta». Un indeciso Walter Veltroni, che si «rammarica» ma che attacca Alemanno: «L’operazione non è stata ben gestita». E un «amareggiato» Nicola Zingaretti: «Gli investimenti, ben gestiti, avrebbero portato opportunità e lustro all’Italia».
Così a festeggiare è solo la Lega. Umberto Bossi si può sfogare: «Bravo Monti, sono d’accordo con lui. A Roma fanno solo casino». E Roberto Calderoli può dare una lettura istituzionale: «Sarebbe stato come praticare un’overdose a un tossicodipendente».
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