Personale all’osso, il sistema dialisi rischia di bloccarsi

I pazienti con insufficienza renale che aumentano, il personale ridotto all’osso, le ferie estive che si avvicinano e la prospettiva di lavori di ristrutturazione che ridurranno gli spazi disponibili per l’assistenza. Il circuito delle dialisi dell’ospedale San Paolo di Milano è in affanno e rischia di andare in tilt. Il meccanismo su cui poggia la gestione dei pazienti fra l’unità centrale e le due strutture satellite - i Cal (Centri ad assistenza limitata) di via Mompiani e di Rozzano - si regge su equilibri precari. Basta un’assenza imprevista fra camici bianchi e infermieri o qualche emergenza in più perché l’ingranaggio si inceppi.
Mancano nefrologi e infermieri e quelli che ci sono si sottopongono a tour de force e straordinari. La situazione potrebbe a breve trasformarsi in emergenza, tanto che il direttore del reparto, Daniele Cusi, ha lanciato un Sos ai vertici dell’ospedale, chiedendo l’apertura di un turno serale (sarebbe il terzo) per aumentare l’attività e avere margini di movimento in caso di emergenze. Ma per farlo serve il via libera a nuove assunzioni.
Oggi, quando l’ospedale ha i servizi strapieni, dirotta i pazienti in altri centri.

Fra cui un privato accreditato che opera a poche centinaia di metri dall’ospedale di via Di Rudinì, nella casa di riposo Sant’Ambrogio-ArgentoVivo, e dal 2008 fa dialisi di routine. Tra le altre cose oggi c’è anche un altro problema da affrontare: quando i pazienti dei Cal satellite e del centro privato si complicano finiscono nuovamente al San Paolo ingolfando il sistema.

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