Roma - Il petrolio è la voce che più incide sul costo finale delle bollette elettriche. Eppure questo 'peso', pari a 250 euro annui a famiglia, corrisponde a poco più della metà delle spese dei cittadini per avere la luce a casa. Il resto sono tasse (64,5 euro), costi di trasporto-distribuzione (64,4 euro), e oneri (38 euro); tra questi, anche quelli per l'addio al nucleare che ancora ci trasciniamo. Una serie di voci che porta la bolletta annua a 464 euro.
Energia, metà dei costi La 'radiografia' della bolletta effettuata dall'Autorità per l'energia parla chiaro. L'utente tipo (agganciato alle tariffe fissate dall'Authority, consumi 2.700 kwh, 3 kw di potenza installata) spende 297 euro annui, il 64% del totale, per l'approvvigionamento, cioé per l'energia prodotta e importata. Tolti circa 47 euro per commercializzazione, dispacciamento e per una componente legata agli aggiornamenti trimestrali delle tariffe, il restante 54% è il prezzo dell'energia vero e proprio. In valore assoluto: 250 euro annui. E qui il barile, che da gennaio 2007 è salito del 130% e in questi giorni è schizzato oltre i 135 dollari, gioca la sua parte. Soprattutto in un paese come l'Italia, che dipende dall'estero per l'85% del suo fabbisogno energetico, ben oltre la media europea, e produce il 60% dell'energia elettrica con petrolio e gas (il prezzo del gas è legato a quello del greggio).
Oneri: gettito di 4,6 miliardi Gli oneri rappresentano l'8,2% della spesa totale e si traducono in circa 38 euro l'anno a famiglia in bolletta. Per il 2008, si stima che produrranno un gettito di oltre 4,6 miliardi di euro. Le voci che li compongono sono molteplici. La più consistente è quella destinata agli incentivi per le fonti rinnovabili e assimilate, pari al 62% del totale degli oneri (circa 24 euro annui). Ma si contabilizzano anche il sostegno alla ricerca, ai regimi tariffari speciali concessi a particolari soggetti (industrie energivore, ferrovie, ecc.), la copertura per la fornitura di energia alle isole minori, la dismissione degli impianti a seguito del 'no' al nucleare.
In bolletta l'atomo che non c'è In bolletta continuiamo a pagare i costi legati allo smantellamento delle 4 centrali atomiche di Latina, Trino Vercellese, Caorso e Garigliano: oneri verso le imprese per le interruzioni dei contratti, dismissione delle centrali, chiusura del ciclo del combustibile nucleare. Attualmente, in termini di tariffa media nazionale, questa componente vale 420 milioni di euro annui. Inoltre, per compensare comuni e province in cui sono presenti rifiuti nucleari, si pagano altri 60 milioni di euro l'anno. Oggi l'entità della spesa per il singolo utente è limitata: circa 8,5 euro in un anno. Ma questo è comunque un peso che si trascina dal 1988. In base ai dati dell'Authority, fino al 2007 sono stati riconosciuti per lo più a Enel, ma anche ad altre società appaltatrici, 15 miliardi di lire per le riconversioni delle centrali e le interruzioni delle commesse, 680 miliardi di lire per lo smantellamento degli impianti nucleari e circa 1 miliardo di euro a Sogin, società creata per la gestione del dopo nucleare e delle scorie.
Tasse e costi di rete: pesano per il 30% Tasse e costi di rete assorbono quasi il 30% della spesa elettrica totale.
Per quanto riguarda le imposte, tra Iva (9,1%), accise (1%) e addizionale comunale (3,8%) se ne vanno 64,55 euro, pari al 13,9% della spesa complessiva. I costi per trasporto, distribuzione e misura consumi, pressoché incomprimibili, ammontano ad altri 64,45 euro l'anno e rappresentano il 13,89% della bolletta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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