Se voleva agitare le acque stagnanti della Rai, Claudio Petruccioli ci è riuscito. Ieri il presidente della Tv pubblica ha indicato le sue linee ideali per «rifondare» lazienda. Primo eliminare i reality dai canali pubblici; poi ripartire con il piano delle nomine, tralasciando quelle impossibili per il momento, come le poltrone di Raiuno e Raidue. Inoltre ripensare la seconda serata di tutti e tre i canali e la fascia preserale del secondo canale. Infine, diminuire il bla-bla politico dei telegiornali e dare meno spazio al gossip nei contenitori pomeridiani. In sostanza, una rivoluzione, presentata al Consiglio di amministrazione, e via agenzia, alla stampa.
Nel concreto le proposte di Petruccioli si indirizzano verso programmi ben precisi: su tutti, LIsola dei famosi e Porta a Porta, con lantico obbiettivo di togliere una delle quattro seconde serate a Bruno Vespa. E già ieri in Cda si è avuto un segnale preciso: lapprovazione del contratto per ledizione autunnale dellIsola è stato rinviato alla prossima settimana insieme alla discussione delle proposte del presidente. Questo significa che se non verrà rinnovata lopzione (scaduta ieri), Raidue in autunno si troverà senza il suo programma di punta (un modo chiaro per sfiancare il direttore Marano, il primo della lista che i vertici di sinistra vogliono far fuori). Ma un conto sono i desiderata di Petruccioli, un altro gli orientamenti del Cda che continua ad avere una maggioranza di consiglieri di centrodestra. Ieri, sono stati approvati i contratti per altri programmi come La sposa perfetta, reality soft sempre della Magnolia al via su Raidue, le fiction Due cuori e un delitto e Piloti, sit-com in pillole.
Ma torniamo al discorso di Petruccioli che, più in generale, vuole ripulire limmagine della Rai. Partiamo dai reality. «Hanno segnato una stagione dell'offerta televisiva - dice il presidente - che va considerata conclusa. La Rai non esclude affatto che in futuro e in contesti diversi possa tornare a questo tipo di trasmissioni. Oggi, però va segnata una discontinuità, va rotta una abitudine che non offre più nulla di propulsivo». La eliminazione dei reality consentirebbe per Petruccioli anche «una diminuzione del gossip fine a se stesso accrescendo invece la cronaca bianca». Passiamo al palinsesto serale. «Va riconsiderata innanzitutto la fascia preserale, essenzialmente sulla rete due e la fascia di seconda serata su tutte le tre reti. Per Raiuno questo Cda si è già pronunciato per una maggiore differenziazione e pluralità dell'offerta. Per Raidue, la seconda serata va resa meno occasionale, più sistematica e coerente. Per Raitre sembra oggi arduo proporre una vera identità di seconda serata, a causa della tripla parentesi informativa (Tg3, Tgr, Primo Piano) e la programmazione successiva, più terza che seconda serata». Veniamo alle nomine. Vista lindisponibilità della maggioranza del Cda a rimuovere i direttore di Raiuno e Raidue, Petruccioli propone di «verificare se è possibile ugualmente definire e mettere in atto rilevanti innovazioni negli indirizzi e nell'offerta editoriale», tra queste di «accrescere il peso dellofferta culturale» puntando diritto a Giovanni Minoli. «Penso che si debba dar vita ad una nuova Direzione editoriale dedicata alla Cultura che assorba l'attuale Raieducational e che dovrebbe ovviamente avere, a cominciare già dal prossimo bilancio, risorse più consistenti di quelle di cui dispone oggi e incidere trasversalmente in tutte le reti». Inoltre, il presidente chiede di procedere, almeno, alle nomine dei vertici di Sipra (la concessionaria di pubblicità) e Raicinema e delle altre società con i vertici vacanti. Il tutto, ovviamente - nella speranza di Petruccioli - è che venga approvata la legge di riforma del sistema televisivo scritta da Gentiloni.
Le proposte trovano approvazione generale: del presidente della commissione di Vigilanza Rai Mario Landolfi, dei suoi vicepresidenti Paolo Bonaiuti e Giorgio Merlo e del consigliere Carlo Rognoni. A sorpresa, si è sfilato il consigliere Sandro Curzi, paladino da sempre della Tv di qualità, che ha detto «che non bisogna abolire il reality in quanto genere, ma semplicemente riformarne i contenuti».
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