Politica

Pezzotta: nel centrosinistra c’è poco spazio per i cattolici

L’ex leader della Cisl: dobbiamo impedire che i massimalisti prevalgano nell’Unione

da Roma

Grande centro? No grazie. Ma pure in questo centrosinistra i cattolici democratici adesso ci stanno parecchio stretti. Lo sostiene Savino Pezzotta, alla presentazione milanese del libro 1978, Moro, la Dc e il terrorismo, scritto da due protagonisti della Balena Bianca di quegli anni: Guido Bodrato, più volte ministro e membro della segreteria politica di Piazza del Gesù all’epoca di Benigno Zaccagnini e Ciriaco De Mita e Corrado Belci, parlamentare per quattro legislature e direttore del Popolo tra il 1976 e il 1980.
L’ex segretario della Cisl dice dunque no all’idea di un grande centro. Si chiede anzi se non sia il caso di aprire un dibattito per vedere se «l’esperienza cattolico-democratica si sia ormai definitivamente conclusa». «Vivere di nostalgia, senza decidere, ci rende marginali», insiste Pezzotta davanti a una platea sostanzialmente vicina alla Margherita: nel pubblico c’è l’ultimo segretario democristiamo, Mino Martinazzoli.
«Dobbiamo domandarci se c’è ancora un ruolo per i cattolici democratici nel Paese o se hanno esaurito il loro compito - insiste -. E non parlo del centro che è un’altra cosa. Il problema è se nel centrosinistra c’è spazio, c’è la possibilità per i cattolici democratici di formulare una proposta culturale e politica». Ma se l’Unione pende un po’ troppo verso la sua ala massimalista, forse per i post-dc c’è ancora spazio. «Se esiste una sinistra che diventa radicale il nostro problema è stare nel centrosinistra per evitare che avvenga, non scappare. È la sfida che abbiano di fronte». Questo per l’immediato. Ma per il futuro? Pezzotta non indica una soluzione. «Può essere il partito democratico, se ci sono le condizioni, o altro, Bisoga vedere se c’è spazio, non soltanto a livello individuale ma come proposta culturale e politica. Credo che negli ultimi tempi questa condizione sia venuta meno. Però è presto per dirlo. Bisogna che si apra un dibattito sulla nostra esperienza. Io penso che comunque del cattolicesimo democratico in questo Paese ci sia ancora bisogno, in un modo tutto da definire». Quanto poi ad Aldo Moro, «il suo insegnamento non va relegato alle vicende della sua morte, dimenticando il pensatore e lo statista, ma occorre ritornare a ragionare come lui: ci servirebbe proprio per capire cosa siamo noi adesso e che dobbiamo fare».
Per Belci la soluzione non è la «polverizzazione» dei cattolici democratici. «Non si può rifare la Dc - dice -, ma bisogna guardare avanti». Per questo però «una visione chiara di quanto è accaduto in passato serve». E il libro «sofferto come un incubo» scritto a quattro mani con Bodrato cerca di raggiungere quello scopo.
E Bodrato si sofferma sul «caso-Moro». «Si parla ancora dei misteri sulla sua uccisione perché non si ha il coraggio di confrontarsi con la realtà. Il vero problema è che alcuni personaggi sono stati candidati perché sono stati leader del terrorismo, un movimento che voleva legittimazione per conquistare la guida del processo rivoluzionario.

Diciamo invece che chi ha colpito Moro voleva troncare la sua strategia politica e spingere il Paese all’insurrezione».

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