«Non uscirà nessuno da quegli alloggi senza che prima venga assegnato loro un appartamento». È quanto ha detto Claudio Minelli, assessore al Patrimonio del Comune di Roma, durante lincontro con il presidente dellAssociazione nazionale custodi edifici pubblici (Anpecep), Giuseppe Polimeni. Tra le varie questioni affrontate, una in particolare che sta molto a cuore ai custodi delle scuole pubbliche. La questione è semplice: il Comune di Roma ha applicato una norma comunale che viola la delibera n. 4277 del 10 ottobre 1997, obbligando i custodi al pagamento della Tari, la tassa sui rifiuti solidi urbani. In realtà lalloggio di servizio dove abita il custode è di proprietà del Comune e le scuole già pagano la tassa sui rifiuti solidi in quanto al catasto tali alloggi risultano facenti parte degli stessi edifici scolastici. In sostanza ci si trova a pagare due volte la medesima imposta e, in caso contrario, lAma procede con le ganasce al blocco delle autovetture di proprietà dei «presunti» evasori. Lannosa questione coinvolge ben 1.200 famiglie disseminate tra la città di Roma e provincia, interessando in particolar modo i custodi scolastici che, da sempre, sono addetti alla sicurezza degli studenti dallapertura degli istituti fino al momento del ricongiungimento con i genitori. Ma cè dellaltro. Il Comune, non riconoscendo il ruolo sociale del custode, procede allo sfratto dei collaboratori scolastici - e delle loro famiglie - nel momento in cui raggiungono letà pensionabile. Il «benservito» arriva nel momento in cui viene completamente ignorata una delibera comunale del 1992 che prevede laccesso in via prioritaria alle case popolari. Un diritto di prelazione che allo stato attuale delle cose non ha mai trovato applicazione.
La situazione è ben diversa in altre città come Napoli, dove lamministrazione comunale ha messo a disposizione dei custodi alcuni appartamenti previo pagamento di una indennità alloggiativa da parte dei custodi stessi.«Più alloggi e meno tasse da pagare» le richieste dei custodi delle scuole
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