Più cure per il tumore al colon

Presto l’85% dei pazienti potrà guarire grazie alla chirurgia e alla moderna chemioterapia con gli anticorpi monoclonali

Oltre 9.500 oncologi giunti da più di cento Paesi del mondo, si sono riuniti per quattro giorni a Stoccolma al 33° Congresso della Società europea di Medicina Oncologica (Esmo), per discutere e studiare le terapie d'avanguardia. Un' occasione che ha confermato, ancora una volta, il ruolo fondamentale degli anticorpi monoclonali, farmaci cosiddetti biologici diretti contro i fattori di crescita cellulare che alimentano i vasi sanguigni del tumore. Proprio questi farmaci offrono un contributo alla speranza di guarigione del cancro colon rettale metastatico, la seconda forma di neoplasia più comune al mondo: in Europa colpisce ogni anno oltre 400 mila persone, 30mila in Italia. Secondo dati emersi a Stoccolma, bevacizumab, la molecola capostipite degli anticorpi monoclonali, in pazienti con carcinoma colon rettale metastatico, aggiunge in media, quasi due anni di vita, migliorando in modo significativo le possibilità di sopravvivenza, dopo l'intervento chirurgico di rimozione del tumore. «Gli anticorpi monoclonali, si sono dimostrati efficaci quando il cancro è localizzato e si è subito un intervento», commenta il professor Alberto Sobrero, primario di oncologia medica all'ospedale San Martino di Genova, precisando che nel tumore del colon, se il paziente ha avuto una resezione radicale, ha già un 50 per cento di possibilità di guarigione. La chemioterapia aggiunge un altro 20-25 per cento di probabilità di guarigione. Ciò significa raggiungere il 75 per cento. Aggiungendo nuovi farmaci biologici, quel 25 per cento diventerà un 30-35 per cento, portando la percentuale di guarigione all'85 per cento». Se però la malattia non è localizzata ma disseminata, il gioco si fa duro. «In generale non si guarisce - aggiunge Sobrero, ma i progressi di questi ultimi anni hanno dimostrato che vi è un aumento delle percentuali delle guarigioni, con gli anticorpi monoclonali, anche a questo stadio». La ricerca è in rapida evoluzione . «Stiamo studiando oltre cinquanta nuovi farmaci, potenzialmente efficaci in questa patologia», ricorda l'oncologo genovese. La prevenzione? «Possiamo farla - dice - mangiando alla mediterranea. E poi con la diagnosi precoce.

La colonscopia va fatta almeno una volta fra i 50 e i 60 anni e dai 40 se si è a rischio». In Europa oltre al tumore del colon-retto, bevacizumab è approvato per il tumore della mammella, del polmone non a piccole cellule e per il carcinoma renale.

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