Roma - Il piano d’azione anti-crisi da 80 miliardi di euro che il governo Berlusconi si appresta a varare rispecchierà non solo le linee guida condivise dai Paesi partecipanti al G20 di Washington, ma anche quegli indirizzi di intervento che il ministero dell’Economia e Palazzo Chigi stavano già studiando.
Credito alle imprese Il terzo decreto sul settore bancario, al quale l’esecutivo darà l’ok nella riunione di questa settimana, conterrà ulteriori misure di sostegno al credito. Come hanno specificato sia il premier Berlusconi sia il titolare del Tesoro Tremonti non si tratterà di misure a favore degli istituti di credito, ma a vantaggio del sistema produttivo. In particolare, si cercherà di garantire (e se possibile aumentare) il livello dei finanziamenti concessi alle aziende. Intenzione del governo è quella di estendere, attraverso lo strumento del decreto, il sistema di garanzie pubbliche anche alla rete dei fidi e dei confidi, ossia i consorzi che facilitano l’accesso al credito delle pmi (nell’artigianato ce ne sono ben 251 che associano 700mila imprese garantendo 10 miliardi di crediti l’anno). Le ipotesi recentemente circolate adombravano la possibilità di costituire un fondo di garanzia da un miliardo di euro circa.
Fisco Gli altri provvedimenti a vantaggio di imprese e cittadini dovrebbero riguardare il versante fiscale. Il costo dovrebbe essere minimo, ma l’efficacia notevole. Si starebbe pensando al taglio degli acconti di Irpef e Ires dovuti a dicembre. Attualmente i contribuenti sono tenuti ad anticipare rispettivamente il 97 e il 100% delle due imposte, una riduzione tra i 3 e i 4 punti percentuali degli acconti (soprattutto per i redditi bassi) aumenterebbe la liquidità del sistema e non aggraverebbe il bilancio pubblico in quanto i saldi sarebbero recuperati nel 2009. Analogo impatto dovrebbe avere l’Iva per cassa, ossia il versamento dell’imposta contemporaneamente all’esecuzione di un pagamento e non alla fatturazione. Non escluso un alleggerimento dell’Irap sotto forma di detrazione.
Lavoro Il ministro per la Semplificazione Calderoli ieri ha accennato che l’intervento del governo sarà «a 360 gradi a favore di chi sta peggio, di chi non riesce ad arrivare a fine mese, di chi vuole lavorare e non è messo in condizione di farlo». Chiaro il riferimento all’intenzione dell’esecutivo di aumentare gli stanziamenti per la cassa integrazione straordinaria, per i sussidi di disoccupazione e per le fasce più deboli (a questo proposito tra social card e bonus per gas ed elettricità sono già stati accantonati 1,2 miliardi). Come indicato dal ministro del Welfare Sacconi, invece, non si procederà alla detassazione delle tredicesime, misura particolarmente costosa, mentre ci sarà una proroga della detassazione degli straordinari e dei premi aziendali. Così come non si esclude un’una tantum per le pensioni più basse. Il «bonus bebè» dovrebbe configurarsi come un prestito di 5mila euro a tasso agevolato in favore dei nuovi nati.
Investimenti e infrastrutture Mentre le misure precedentemente elencate dovrebbero avere un costo di circa 14 miliardi di euro, la parte più sostanziosa del piano del governo (66 miliardi) si indirizzerà verso gli investimenti e le infrastrutture. In particolare il Cipe di venerdì prossimo dovrebbe sbloccare 16 miliardi di risorse (12,7 miliardi di interventi pubblici e 4 di finanza di progetto) delle più della metà saranno dedicate al settore dei trasporti.
Quaranta miliardi giungeranno dalla rimodulazione dei Fondi Ue e dieci dall’agganciamento delle tariffe autostradali ai nuovi investimenti. Il decreto che il governo varerà dovrebbe accelerare le procedure fatta salva la trasparenza delle gare.