Silvia Castello
«Un gruppo di cavalli scalpitanti, nello spasimo della corsa al trotto o al galoppo, il correre di unautomobile o di una motocicletta, il moto lento di una carrozza sul selciato. A prima vista guardando le opere di Sandro Piacentini sembra di trovarsi davanti a quadri dipinti nel periodo futurista» scrive Toni Bonavita nella presentazione alla mostra antologica dellartista «Scomposizioni tonali e luminose geometrie», ideata da Alessandro Nicosia e presentata nella Sala Giubileo del Vittoriano fino a domenica.
Si tratta di 140 opere tra pittura e grafica. «Tutto ciò che osservo mi appare scomposto in geometrie di luci e colori, in giochi poliedrici e caleidoscopici - dichiara Sandro Piacentini, pittore e scenografo, oltre che docente di disegno e storia dellarte - lelemento principale della mia pittura è, infatti, la scomposizione della luce mediante tarsie geometriche, gamme tonali e varietà di cromie, vibranti come note musicali, realizzate con ritmi sfaccettati e con toni ora caldi, ora freddi, per formare una armoniosa sinfonia ideale».
Originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi caratterizzano le due linee di forza - futurista e cubista fuse tra analogie e differenze - della ricerca dellartista, in una messa a fuoco formale realizzata utilizzando un dominio tecnico degli elementi pittorici tra varietà di cromie e ritmi poliedrici geometrici. È una sintesi carica di tensioni e aperture.
Nei lavori di Piacentini la figura non è mai stabile davanti a noi, ma appare e scompare incessantemente.
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