Il pianeta sarà abitato da una superspecie

Ogni tanto si ripresenta qualche teoria che prevede un futuro popolato da uomini e superuomini, creati da una serie di mutazioni genetiche propiziate da differenze socioeconomiche. A sostenere l’idea di questa umanità divisa in due specie è Oliver Curry, ricercatore della London School of Economics. Secondo lui fra 100mila anni l’umanità sarà divisa in una superspecie di uomini alti, magri, in salute e con una speranza di vita di 120 anni ed una sottospecie di uomini brutti, tarchiati e poveri. Conclusioni che sembrano rievocare l’incubo prefigurato dallo scrittore H.G. Wells nella Macchina del Tempo dove ad una razza di privilegiati, gli Eloi, si contrappone una sottospecie di esseri infelici, i Morlock.
Curry sostiene inoltre che entro diecimila anni l’umanità comincerà a pagare un prezzo molto salato alla sua eccessiva dipendenza dalla tecnologia e dalla medicina. Una situazione da cui potrebbero probabilmente derivare un indebolimento del sistema immunitario e una vistosa modifica nella fisionomia del volto umano. Un incubo, insomma, che però deve essere considerato forse più come tale che come una teoria scientifica, ha detto lo stesso Curry, precisando che il suo è un tentativo di «illustrare con tecniche da “science fiction” (letteratura fantascientifica) alcuni aspetti della teoria evoluzionistica».

Ma è curioso che questo futuro scenario inquietante lo si ritrovi, in un certo senso, in un libro appena ripubblicato (da Book Jungle): The Coming Race (La razza ventura) scritto da Edward Bulwer Lytton a metà Ottocento (la prima edizione italiana è del 1874). Allora i superuomini Ana, nascosti nelle viscere della Terra, sperano di tornare un giorno a vedere il sole per sterminare la specie umana.

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