Piano casa, Finco lancia l'idea dell'eco prestito

Il contributo arriverebbe fino a 30mila euro per ogni beneficiario e avrebbe durata decennale. Giavarini: «Ora somme troppo basse»

Il rilancio del piano casa e il decreto sugli incentivi non convincono Finco (federazione industrie, prodotti, impianti e servizi per le costruzioni). La somma stanziata è troppo bassa e non funzionano le modalità scelte dal Governo per erogare i contributi all'acquisto. Da qui l'idea di lanciare gli eco prestiti.
Il decreto stabilisce di dedicare circa 60 milioni di euro alle nuove abitazioni ad alta efficienza energetica con bonus fino a 7mila euro. In particolare sarebbe previsto un contributo di 83 euro a metro quadrato di superficie utile, fino a un massimo di 5mila euro, per immobili che garantiscono un risparmio di energia del 30%. Si può arrivare fino alla somma di 7mila euro, ovvero a un contributo di 116 euro al metro quadrato, se i consumi energetici migliorano del 50%.
«Queste misure - spiega Rossella Rodelli Giavarini, presidente Finco - potrebbero valere come bonus all'acquisto per circa 10mila appartamenti in tutto, ovvero assai meno di quelli presenti in un solo quartiere di medie dimensioni di una città. È peraltro poco plausibile che si decida un acquisto che impegna cifre cinquanta o cento volte maggiori sulla base di un bonus di questo modesto ammontare».
Finco propone un eco-prestito fino ad un massimo di 30mila euro per ciascun beneficiario, a tasso agevolato (0%) e di durata decennale, del quale si potrebbe usufruire solo certificando di aver effettuato almeno due interventi di incremento dell'efficienza energetica. Per incentivare l'effettiva realizzazione degli interventi, l'eco-prestito verrebbe liquidato in due tranche (ad inizio e fine lavori); gli interventi dovrebbero iniziare entro il 2010 e terminare al massimo entro l'anno successivo.
Positivo il giudizio della Federazione sulla semplificazione delle autorizzazioni per le piccole opere di manutenzione, nella speranza che non venga depotenziata da Regioni e Comuni.

«Sarebbe la conferma che il federalismo urbanistico non funziona. Ed in effetti queste norme erano già previste nel decreto di semplificazione che avrebbe dovuto essere pubblicato a corollario dell'accordo Stato-Regioni del 31 Marzo 2009, non più uscito» specifica la Giavarini.

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