Per il terzo appuntamento di «Aperitivo in Concerto», domani alle 11 al Teatro Manzoni, arriva in esclusiva italiana una leggenda della musica contemporanea. È il pianista novantenne Hank Jones, nato a Pontiac (Michigan) il 31 luglio 1918, le cui mani, col trascorrere del tempo, nulla hanno perduto del loro perfetto equilibrio, del fraseggio incantevole, dellagilità e del tocco esemplare. Con lui collaborano il contrabbassista Jiri Mraz che viene da Pisek, nella repubblica ceca e si è diplomato al conservatorio di Praga; gli americani, dopo che si è trasferito negli Stati Uniti per amore del jazz, lo chiamano George. Alla batteria siede leccellente Carl Allen da quando nel 2004 è scomparso prematuramente Elvin Jones, comprimario insostituibile di John Coltrane negli anni 60 ma poi sodale anche del fratello Hank.
I Jones erano tre fratelli con straordinarie disposizioni per la musica. Il primo a rivelarle è stato Hank, il più anziano, che ha fatto in tempo ad ascoltare dal vivo il jazz tradizionale degli anni 20 mentre iniziava lo studio del pianoforte classico, e nel decennio successivo ha praticato lo stile swing dellanteguerra scegliendo di ascoltare soprattutto il sommo virtuoso Art Tatum. Poi si è fatto avanti Thad, classe 1923, studioso di trombone convertitosi alla tromba dopo aver apprezzato Louis Armstrong ed esperto di composizione, arrangiamento e direzione dorchestra. Se nè andato nel 1986, ma nessuno ha dimenticato la magnifica Thad Jones-Mel Lewis Orchestra e, negli ultimi anni di vita di Thad, la Ball of Fire Band, attiva anche nel nostro Paese per i buoni uffici del produttore italiano Gigi Campi. Elvin, nato nel 1927, era la personificazione della potenza e della varietà ritmica e del vigore fisico: ma se e quando era in trio con Hank sapeva trovare accenti di giusta raffinatezza.
Hank Jones è uno dei pochi musicisti in attività che abbiano attraversato tutta la storia del jazz e vi abbiano partecipato. Il momento decisivo, peraltro, è la nascita del jazz moderno: non a caso Hank si trasferisce a New York nel 1944 e assimila perfettamente il nuovo linguaggio. Dopo alcune collaborazioni di transizione con Hot Lips Page e Andy Kirk, lo si può ascoltare con il sax tenore Coleman Hawkins che cerca egli pure di adottare la nuova musica e poi con il gruppo viaggiante del Jazz at the Philharmonic dellimpresario Norman Granz e con Ella Fitzgerald, Charlie Parker, Benny Goodman. Il suo lavoro diventa intenso e molteplice.
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