Piazza Affari conquista la Borsa del Vietnam

nostro inviato a Saigon
Dimenticare la giungla, il Mekong, la guerriglia, il passato. L’oggi viaggia su strade non ben asfaltate, tra ondate di scooter che inseguono il verde dei semafori e un prodotto interno lordo cresciuto dell’8 per cento l'anno grazie a rivoluzioni sociali come il casco obbligatorio. In Vietnam un motorino ce l’hanno tutti, o così sembra quando tenti di attraversare la strada, e la legge che entrerà in vigore il prossimo 15 dicembre ha trasformato i negozi di Hanoi e Saigon in variopinti espositori di copricapo antiurto. Presto nella vita e nelle foto ricordo i caschi sfideranno i cappelli in paglia Indocina. «La Piaggio è l'immagine più netta che abbiamo di voi» dice Tran Dac Sinh, il presidente della Borsa di Ho Chi Minh City, la città che per il mondo continua a essere Saigon.
In Vietnam vivono in 84 milioni e il sessanta per cento ha meno di trent’anni. È a caccia di questo mercato che ha molto ma desidera ancora moltissimo che si sono mosse banche e imprenditori lombardi con il presidente della Regione, Roberto Formigoni. Uno dei primi risultati è l'avvio dei negoziati per un accordo tra Piazza Affari e la Borsa di Ho Chi Minh (al protocollo d'intesa si lavorerà già da gennaio 2008): oltre 300mila investitori, venti fondi di capitali stranieri già operanti e un piano di privatizzazioni che continuerà fino al 2010, con imponenti dismissioni che passano attraverso la Borsa.
Tra gli obiettivi raggiunti il sostegno di Hanoi alla candidatura di Milano per l'Expo 2015. «L’orientamento è molto favorevole. E contiamo che il Vietnam possa influenzare anche i Paesi vicini» annuncia il governatore dopo l'incontro con il vicepremier e ministro degli Esteri, Pham Gia Khiem. Asso nella manica, Formigoni ha presentato un Fondo a rotazione di 50 milioni di euro gestito da Finlombarda, la finanziaria del Pirellone, destinato alle iniziative innovative e alle nuove acquisizioni di imprenditori lombardi in Vietnam che è stato molto gradito anche dalle istituzioni locali.
Dal 10 al 17 novembre il governatore, insieme ai sottosegretari Robi Ronza (Rapporti Internazionali) e Adriano De Maio (Alta Formazione, Ricerca e Innovazione) è nel Sud Est asiatico per una missione istituzionale che tocca Vietnam, Filippine e Singapore. In delegazione con gli imprenditori, Fiera Milano International, esponenti del mondo delle università e della ricerca e rappresentanti di tre grandi istituti bancari: Intesa-SanPaolo, UBI Banca e Unicredit. Nel Nord e nel Sud del Vietnam c'è bisogno di infrastrutture, tecnologie per l'ambiente, servizi, macchinari per l'industria ma anche prodotti di consumo e il mercato punta su navi e motori per le auto, status symbol per le classi in crescita. Ne parla con fierezza il presidente della Borsa in pieno boom, nonostante il reddito pro capite resti a livelli da sottosviluppo.
In Vietnam gli italiani non arrivano a duecento e i lombardi delle piccole e medie imprese sono una coraggiosa avanguardia. Il pioniere Giovanni Monteverdi racconta l'arrivo del vino dell'Oltrepò pavese, una bevanda dolce inventata per il mercato asiatico che ha fatto da battistrada alla Bonarda doc. Giulio Gandioli da Cremona può vantare l'esportazione in terra d'Asia dei suoi bulloni. E in questi giorni è stato inaugurato l'ufficio vietnamita della CoExport, un consorzio di Pmi lombarde che offre servizi legati all'internazionalizzazione.

Segnale che in molti chiedono aiuto per atterrare in Asia: la produzione in loco è accattivante per il basso costo della manodopera ma anche per il sistema fiscale e l'abbattimento dei dazi dovuto al recente ingresso nel Wto, il club delle buone maniere nel commercio mondiale.

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