«Mi auguro che quello che avete vissuto diventi parte della coscienza nazionale. Ho ammirazione per voi, continuate a operare con tenacia, passione civile per alimentare la memoria collettiva e la riflessione, continuate a operare per recuperare ogni elemento di verità possibile». Con queste parole di vicinanza e di sostegno ai parenti delle vittime della strage di piazza Fontana, di cui quest’anno si celebra il quarantesimo anniversario, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha iniziato il suo discorso in prefettura. Un anticipo di quelle che saranno le celebrazioni ufficiali organizzate dal Comune di Milano, come ha ricordato il sindaco Letizia Moratti: «Vogliamo ricordare le vittime della strage con una serie di iniziative culturali che culmineranno il 12 dicembre con l’apertura del Piccolo teatro».
La visita del presidente della Repubblica è la continuazione ideale dell’impegno avviato il 9 maggio scorso al Quirinale con la celebrazione della seconda giornata della memoria del terrorismo, un giorno storico in cui Licia Pinelli e Gemma Calabresi si diedero la mano in segno di conciliazione. «Il mio impegno - ha continuato - è quello di chiedere giustizia per tutte le vittime del terrorismo non solo nelle sedi giudiziarie ma in riparazione alla Nazione. Ho già detto il 9 maggio che comprendo il peso che la verità negata rappresenta per ciascuno di voi, un peso che lo stato italiano porta su di sé». Una verità giudiziaria e una storica. Si gioca su questo doppio filo l’amarezza e le richieste dei famigliari che ieri hanno consegnato alla più alta carica dello stato la richiesta formale per l’apertura degli archivi di Stato in vista di un’eventuale riapertura delle indagini. «Abbiamo apprezzato l’atteggiamento molto collaborativo del presidente - commenta Paolo Dendena, vicepresidente dell’associazione - speriamo di riuscire a ricordare il 12 dicembre senza rivendicazioni».
Oltre alla vedova Pinelli, che ha dichiarato di essersi riconciliata con lo stato attraverso Napolitano, anche Mario Calabresi, figlio del commissario, che ha dedicato l’Ambrogino appena vinto alle vittime di piazza Fontana: «Le vittime hanno una doppia pena perché i loro nomi non vengono neppure ricordati. Allora dedico questo Ambrogino a loro: c’erano quattro persone che si chiamavano Carlo, poi c’era Pietro, Paolo, Luigi, Mario, Giulio, Gianni, Eugenio, Calogero, Vittorio, Girolamo, Attilio, Oreste e Angelo».
Al termine dell’incontro l’architetto Stefano Boeri, fresco di Ambrogino d’oro, ha illustrato il suo progetto per la Casa della memoria - Milano è la prima città a pensarci - che sorgerà all’Isola nel 2012. La Casa, nata per volontà del sindaco, non sarà un memoriale ma un luogo di documentazione, di studio, di incontro, una sorta di grande archivio vivente della memoria collettiva. «È fondamentale trasmettere la verità storica alle future generazioni» ricorda Dendena.
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