In piazza San Pietro il colonnato tornerà all’antico splendore

Il colonnato del Bernini di piazza San Pietro tornerà presto al suo antico splendore. E non solo: riavrà il suo colore autentico, quella tinta travertino che risale proprio agli anni della sua costruzione tra il 1656 e il 1667. L’annuncio arriva dal direttore dei Musei Vaticani, il professor Antonio Paolucci, un uomo fortemente voluto da Papa Benedetto XVI nel dicembre del 2007. «Entro due-tre anni al massimo - ha affermato Paolucci, che è stato tra l’altro ministro dei Beni culturali nel governo Amato - piazza di San Pietro tornerà come indietro nel tempo, quando Papa Alessandro VII volle realizzare il colonnato come due grandi braccia pronte ad accogliere i fedeli di tutto il mondo».
La decisione del restauro presa dal governatorato del Vaticano nasce in verità da un’esigenza di sicurezza, in quanto l’opera necessita da tempo di una manutenzione che verificasse e garantisse nel futuro la massima solidità della struttura. «Siamo solo agli inizi - ha precisato il professor Paolucci - ma con la Italiana Costruzione spa (la società romana dei fratelli Navarra che si è aggiudicata la gara di appalto, ndr) abbiamo già superato la fase del cantiere pilota che ci ha permesso di determinare tempi e modi di lavorazione. Che sono innovativi e straordinari al tempo stesso».
I lavori di restauro (che dovrebbero durare in totale 42 mesi a partire dall’assegnazione dell’aprile 2009, quindi la conclusione prevista è per l’inizio del 2013) coinvolgono l’intera piazza capolavoro seicentesco di Gian Lorenzo Bernini, dal colonnato alla balaustra, dagli stemmi alle statue, dall’obelisco centrale alle due fontane gemelle di Maderno e Fontana. E dopo la pausa invernale riprenderanno il via verso la metà del prossimo mese di maggio. Nonostante la grandiosità dell’opera è possibile notare sin d’ora la discrezionalità dei lavori stessi, in quanto la richiesta della presidenza del governatorato (il cardinale Giovanni Lajolo) nasceva con un duplice obbligo: avere un restauro e una sponsorizzazione quanto più possibili a impatto zero. «Nel primo caso - ha detto il presidente della Italiana Costruzioni spa Attilio Maria Navarra - siamo riusciti a realizzare un intervento quanto più “leggero” possibile. I lavori infatti procedono a piccoli lotti usando ponteggi particolari, uno sulla parte alta e uno sulla parte bassa. Il primo, il ponte aereo, scorre su una sorta di binario montato lungo tutto l’emiciclo, con spostamenti pressoché invisibili alla gente perché il suolo non viene interessato e agli occhi della gente non si vedono operai al lavoro. Il “trenino” fa una fermata ogni quattro statue per una media di 6-7 operai impiegati e 50 giorni di lavoro. L’altro ponteggio è invece legato lungo i bracci del colonnato ed anche questo si muove autonomamente rispetto all’altra ma con le stesse cadenze regolari».
Già così si capisce che stiamo parlando di un’operazione monumentale. L’appalto d’altronde è di circa 20 milioni di euro, anche se la crisi economica che ha paralizzato il Paese e il resto del mondo negli ultimi due anni ha reso difficile la ricerca degli sponsor. «Il restauro per il Vaticano è infatti a costo zero - ha aggiunto Luca Navarra, consigliere delegato della società - in quanto l’appalto prevede che il pagamento avvenga dietro compenso esclusivo e totale della sponsorizzazione. Sponsorizzazione che vede numerosi vincoli di carattere commerciale. Ecco perché al momento ci sono stati interventi di società importanti come Enel, Wind, Telecom, Assitalia ed Eni.

E anche grazie a loro è stato possibile realizzare il ponteggio su rotaia, una novità assoluta nel campo ma che da solo ha un costo di un milione di euro. Anche per questo il cantiere rappresenta un impegno eccezionale nel panorama del restauro del patrimonio storico-architettonico, in Italia e nel mondo».

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