Pisanu strizza l’occhio alla Cosa Bianca: «Bene il terzo polo»

RomaIn attesa che la porta girevole imboccata dallo specialista Francesco Rutelli decreti la sua permanenza o meno nel Pd, va riconosciuto all’«Ex» per antonomasia, pronto a completare il suo giro a 360 gradi per i partiti italiani, di aver compiuto un piccolo miracolo, o quasi. Senza neppure muoversi d’un palmo, semplicemente evocando la sua «casa», anzi una specie di «cosetta» bianca, Rutelli ha favorito l’uscita dal tunnel di qualche personaggio di cui s’era persa traccia. Soprattutto naufraghi della Balena bianca d’antàn.
Bruno Tabacci, per esempio: un vero «cavallino di razza» della Dc, di cui è stato vicesegretario, e mai a proprio agio nella corte di Pier Ferdinando Casini. Ma prima, e forse in maniera più sorprendente, è uscito dall’afonia anche un altro ex vicesegretario dc: Beppe Pisanu, già componente della «banda dei quattro» che attorniava Benigno Zaccagnini. L’attuale presidente dell’Antimafia è stato più che tempestivo a lasciarsi intervistare dall’Unità per sostenere che «ora può nascere una terza forza moderata». Considerazione o auspicio, non è dato sapere, perché Pisanu si è limitato a evocare una «ridislocazione di alcuni gruppi tra i due schieramenti», senza escludere «la nascita di una terza forza o di un terzo schieramento principalmente rivolto ai moderati». E il Pdl «non subirà danni, specialmente se Berlusconi riprenderà la linea delle sue dichiarazioni programmatiche mettendo alla prova il Pd sui problemi più urgenti dell’economia, della società e delle istituzioni», ha un po’ oscuramente dichiarato Pisanu.
Tabacci resta però colui che ha preso più sul serio i progetti rutelliani, persino più di Roberto Mazzotta, capo della Dc milanese e attuale presidente della Cariplo. Sarebbe un vero trauma se alla fine si dovesse scoprire che il gioco di Rutelli verso il centrodestra serve soltanto ad alzare il prezzo per una sua risistemazione all’interno del Pd. Se Tabacci pigia sull’acceleratore («L’Udc non è in grado di intercettare i deputati del Pd che ora sono a disagio, c’è bisogno di un traghettamento...»), l’ex portavoce di Forlani, Enzo Carra, si tira fuori: «Non ho niente a che fare con episodi frettolosi come quelli di Rutelli: una fuga con preavviso che mi pare scorretta e incomprensibile». Al contrario l’ex segretario del Ppi, Pierluigi Castagnetti, ingigantisce il pericolo e invita Bersani ad agire per «disinnescare l’insidia» rappresentata da Rutelli. Ma la pericolosità reale della sua fuga non è ancora chiara a Bersani (che continua a rivolgergli generici inviti all’«unità»), né tantomeno a D’Alema, che ieri ha avuto con Rutelli un colloquio definito «cordiale».

Il popolare Franciasco avrebbe garantito che il suo percorso non sarà «traumatico» (dunque non immediato) e non «lacererà» il Pd. Lo stesso pensiero pare avesse D’Alema, perché proprio dal suo entourage è partita una singolare e arguta interpretazione sul tête à tête: «Lo incontra per farlo restare? No, piuttosto per dargli una spinta».

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