Pisapia si crede Greppi: «Quarto Stato a Palazzo Marino»

«Il Quarto stato a Palazzo Marino». Il vento è cambiato e sposta perfino i quadri. Il sindaco Pisapia e l’assessore Boeri vogliono riprendersi Pellizza da Volpedo. Nobile intenzione. Non fosse che i critici d’arte avevano appena finito di spiegarci quanto stesse bene al Museo del ’900, quanto fosse bello che ad aprire il percorso sull’arte del secolo ci fosse proprio un quadro così simbolico, come fosse giusto che le scolaresche si abbeverassero fin dall’ingresso all’iconografia del realismo sociale. Giusta o sbagliata era stata una delle idee forti che avevano ispirato i curatori di un museo che ha riscosso un grande successo di pubblico. E ora? Contrordine compagni. Cambiata l’amministrazione, cambia anche l’arredamento. Boeri su Facebook critica la collocazione «lungo la rampa di accesso, dietro una vetrata, con uno spazio troppo ridotto per poter percepire la potenza in movimento del dipinto, il Quarto Stato diventa un piccolo innocuo ornamento. Dobbiamo spostarlo da lì, restituendogli la sua forza». Poi una nota del Comune spiega come «il quadro, simbolo del movimento dei lavoratori è stato acquistato dal Comune nel 1920 con sottoscrizione pubblica ed esposto al Castello Sforzesco fino a quando il regime fascista lo “confinò” nei depositi del Castello.

Lì rimase fino alla caduta del Fascismo, dopo la Liberazione il Sindaco Antonio Greppi volle che fosse esposto in Comune». Dove rimase prima di finire alla Galleria d’Arte Moderna. Il sindaco Greppi. Quello socialista della ricostruzione del dopoguerra. A cui Pisapia vuole ispirarsi.

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