Pittori soldati, l’altra faccia del Risorgimento

Nel centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia, Skira manda in libreria, a cura di Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, e con la collaborazione di Anna Villari, 1861. I pittori del Risorgimento. In copertina campeggia il quadro «La partenza dei coscritti nel 1866», del milanese Gerolamo Induno, che si può ammirare nel bel Museo del Risorgimento in via Borgonuovo 23 (02.88464180/195, www.museodelrisorgimento.mi.it) . Nato come catalogo della recente mostra tenutasi alle Gallerie del Quirinale, a Roma, ma che dovrebbe divenire itinerante, il volume celebra per alcuni versi lo stesso Induno come la prima figura di «pittore soldato» della nostra storia unitaria e quindi accentua la «milanesità» dell'epopea risorgimentale, attestata anche dalle quaranta calotipie del milanese Stefano Lecchi, pittore e fotografo, considerate «il primo reportage della storia della fotografia». Tra Induno, Hayez, Mosè Bianchi, Andrea Appiani Jr, Luigi Medici, Giuseppe Molteni, Faustino Joli, Federico Faruffini, Eleuterio Pogliano, I pittori del Risorgimento mette insieme una panoplia di artisti lombardi o prestati alla Lombardia davvero esemplare, di cui il già citato Museo del Risorgimento di Milano è in gran parte custode. Diretto da Marina Messina, il complesso, che ha sede dal 1951 a Palazzo Moriggia, a ridosso di Brera, fu progettato da Giuseppe Piermarini nel 1775. Già dimora, in epoca napoleonica, del ministero degli Esteri e, in seguito, del ministero della Guerra, il palazzo, divenuto nel Novecento proprietà della famiglia De Marchi, venne da questa donato al Comune e trasformato appunto in sede museale. Qui, fra l'altro, è conservato il primo Tricolore italiano, nonché una biblioteca e un archivio tra i più importanti nel nostro Paese per lo studio della storia nazionale recente. I pittori del Risorgimento racconta come un certo numero di artisti italiani si impegnarono a narrare la dinamica e lo spirito delle celebri battaglie della Seconda guerra d'indipendenza, ma anche a rendere la passione che animò Garibaldi e le sue Camicie rosse. Si tratta di opere originali e prive di retorica, dove in primo piano ci sono umili soldati, ovvero contadini, piccoli borghesi, commercianti.

Nei romantici lombardi questo aspetto è caratterizzato anche dalla scelta di riprendere gli eventi maggiori della storia nazionale, dall'interno delle mura domestiche, in sostanza dando vita all'altro volto del Risorgimento, quello intimo e privato, creando capolavori unici per intensità emotiva. Molti dei dipinti proposti dal bel volume di Skira possono essere ammirati anche on line, nesslo spazio dedicato alle mostre virtuali dal sito del Museo.

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