Pizzo, bische e omicidi: finiscono in carcere i padroni di Chinatown

Blitz dei carabinieri. Arrestati sei asiatici che terrorizzavano Paolo Sarpi. In pochi mesi avevano preso il controllo della zona

In autunno avevano sgominato una baby gang cinese, ma in soli sei mesi il loro posto era già stato preso da un altro agguerrito gruppetto di tigri asiatiche. E i carabinieri hanno dovuto intervenire nuovamente, arrestando sei ventenni, tra una quali una ragazza, responsabili di estorsioni a negozi, bische clandestine e case di appuntamenti, più diverse aggressioni e un paio di tentati omicidi. Un’operazione resa possibile grazie anche alla ormai sempre più frequente collaborazione delle vittime, evento piuttosto raro a Chinatown fino a pochi anni fa.
Liao Cheng Wei, 22 anni, e i suoi cinque compari, tra i quali anche una ragazza 19, era salita alla ribalta l’anno scorso, subito dopo l’operazione dei carabinieri che aveva portato in galera un certo numero di giovani connazionali. E loro, prima ai margini della banda, erano automaticamente saliti di grado. E si erano subito dati da fare taglieggiando negozi e ristoranti. Non un pizzo mensile, ma continue piccole richieste di denaro, anche poche centinaia di euro, per mantenere gli amici in carcere.
Poi erano passati a qualcosa di più consistente, come offrire «protezione» a bische clandestine e case di appuntamento, per evitare guai. Guai che arrivano puntuali per chi non capiva l’antifona. Come il «tenutario» cinese aggredito in casa insieme alla sua convivente il 18 ottobre del 2009. Un scontro terribile, all’arma bianca. La vittima venne ridotta in fin di vita, finì in ospedale ma riuscì a cavarsela. Non era però stata calcolata la sua reazione, che mandò al pronto soccorso uno degli aggressori. Consentendo agli investigatori della sezione omicidi, di scoprire come si fosse trattato di un commando inviato su commissione da Liao Cheng per sistemare il riottoso macrò.
Come del resto erano picchiatori su commissione anche quelli che ridussero in fin di vita un altro asiatico il 31 agosto dello stesso anno. La vittima faceva parte di una banda rivale attiva in Chinatown e che andava dunque ridimensionata. Un personaggio comunque decisamente sfortunato per altro, già vittima di un tentativo di omicidio nel 2007 a Padova e nel 2008 a Reggio Emilia. Ancora una volta se l’era cavata anche, se proseguendo di questo passo, non è che possa sperare sempre nella buona sorte.
E così fra coltellate, sciabolate e negozi devastati Liao Cheng e i suoi cinque soci erano riusciti a conquistarsi un certo rispetto nella comunità asiatica. Fino a quando il costante monitoraggio da parte della stazione di Porta Sempione, in particolare del carabiniere di quartiere, ha consentito di raccogliere indicazioni e denunce utili a far combaciare i vari tasselli e arrivare a incastrare i sei piccoli delinquenti.

Finiti uno dopo l’altro in galera con accuse piuttosto pesanti: sfruttamento della prostituzione, estorsione, lesioni e, appunto, i due tentati omicidi. Dovrebbero rimanere un bel po’ dietro le sbarre, anche se nel frattempo, altre tigri asiatiche si faranno sicuramente sotto per prenderne il posto a Chinatown.

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