Pm a caccia di «tesoretti» all’estero

Dalla prossima settimana incontri con l’ispettore ministeriale Miller

Pm a caccia di «tesoretti» all’estero

da Milano

Si ricomincia. Il pm Giulia Perrotti è ancora in vacanza, ma la coppia formata da Francesco Greco e Eugenio Fusco si ritrova al palazzo di giustizia di buon mattino. E dà il via a una nuova, lunghissima, giornata di interrogatori. Il primo a essere sentito è Silvano Spinelli, il commercialista agli arresti domiciliari per l’età avanzata.
Per questo, Spinelli viene ascoltato in Procura, ma è l’unico piccolo privilegio che gli viene concesso: il faccia a faccia con i magistrati è teso, drammatico; almeno un paio di volte Greco e Fusco lasciano cadere le domande e lo invitano a riflettere, insieme ai suoi legali, sulle risposte date. Come mai questo clima difficile? Spinelli è un nome che dice poco o nulla all’opinione pubblica, ma il suo curriculum interessa invece ai magistrati.
Secondo l’accusa, era il prestanome e il tesoriere del dominus della Banca Popolare di Lodi Gianpiero Fiorani. I magistrati gli contestano un reato pesantissimo: l’associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita, all’aggiotaggio e ad altri reati societari. Dunque, i Pm vogliono chiarire tutta una serie di operazioni finanziarie svolte in Svizzera e decisive per la solidità dell’inchiesta. «Prima - hanno sempre detto i magistrati - dobbiamo mettere alla prova gli indagati sui soldi portati all’estero. Devono riportarli indietro». Spinelli non convince.
Concluso il primo, estenuante round, Greco e Fusco vanno a San Vittore dove li aspetta Gianfranco Boni, l’ex direttore finanziario della Popolare di Lodi, in carcere dal 13 dicembre scorso. Anche per lui è l’ennesimo incontro con i magistrati che si preparano ad affrontare ancora una volta Fiorani.
Il lavoro di scavo procede meticoloso, intanto i giudici milanesi si apprestano a ricevere, forse già lunedì prossimo, il capo degli ispettori del ministero della Giustizia Arcibaldo Miller. Sarà lui a gestire l’indagine amministrativa disposta da Roberto Castelli sulla fuga di notizie e lo scoop del Giornale a proposito delle intercettazioni fra il numero uno di Unipol Giovanni Consorte e il segretario dei Ds Piero Fassino.
Miller lavorerà in parallelo al pm Stefano Civardi che invece deve esplorare il lato penale dello scoop.
Ma in qualche modo quella di Miller sarà anche una controinchiesta sul modus operandi della Procura di Milano. In soldoni, se a Civardi toccherà indagare sulla talpa da cui potrebbe essere uscita la notizia, Miller cercherà di capire come mai l’intercettazione, apparentemente custodita sotto forma di cd-rom in un armadio blindato, sia finita sui giornali.

Qualcuno ha perso di vista le bobine? O forse le intercettazioni erano state trascritte?
Come si vede, non è difficile porre una serie di domande scomode che costringeranno i pubblici ministeri milanesi ad illuminare le retrovie del loro apparato investigativo e i loro rapporti con la Guardia di finanza, motore di questa e di tante altre indagini.

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