Roma

Pochi fondi: casa-famiglia a rischio

Problemi per «Oikos 2» dopo l’insediamento della giunta Marrazzo

Daniele Petraroli

Rischia seriamente di chiudere a fine novembre la casa-famiglia per ragazzi autistici di Nettuno. La colpa? Aver ottenuto finanziamenti, attraverso un regolare bando promosso dall’assessorato ai Servizi sociali, nel 2002 e, quindi, al tempo della giunta regionale guidata da Francesco Storace. I fondi esigui che «Oikos 2», questo il nome della struttura, ha a disposizione sono insufficienti per continuare a vivere a lungo. E dall’insediamento del nuovo governo targato Marrazzo invece di un sostegno economico sono piovuti solo problemi.
«Visto gli ottimi risultati della nostra prima casa-famiglia, “Oikos 1” nata nel 1998 a Palmarola e ancora funzionante, - racconta Francesca Trionfi, presidente dell’Associazione persone autistiche Onlus - abbiamo pensato di dar vita a una nuova struttura per ragazzi autistici sfruttando il bando regionale. È nata così “Oikos 2” in una stupenda villa di Nettuno. Il primo anno la Regione ha sostenuto tutti i costi. Il secondo ci ha finanziato con 400mila euro, che abbiamo integrato con l’autotassazione delle famiglie mentre quest’anno il contributo è stato, finora, di appena 200mila euro. Il tutto senza che fosse stabilizzata la struttura tramite la sua istituzionalizzazione».
La casa-famiglia, comunque, ha continuato a vivere non sospettando di incontrare problemi con il cambio di amministrazione alla Pisana. E invece da giugno è iniziato un vero e proprio accanimento. «Ci hanno subito bloccato i fondi chiedendoci una rendicontazione precisa - continua la signora Trionfi - poi, visto che era tutto in regola, ci hanno inviato nel giro di tre mesi due volte i Nas dei Carabinieri che hanno potuto rilevare solo due piccole irregolarità. Il soffitto di alcune stanze era leggermente troppo basso, problema risolto con dei lavori durati pochi giorni e il fatto che nella struttura sono ospitate nove persone quando una casa-famiglia ne potrebbe sopportare solo otto. In realtà la villa è talmente grande che già stiamo facendo delle modifiche per trasformarla in due strutture da sette degenti ciascuna. Nonostante questo ci è stata tolta l’autorizzazione necessaria il 13 settembre scorso. Domani toglierò mia figlia sperando di riavere indietro il permesso ma intanto i fondi sono quasi finiti anche perché la Regione ci deve ancora 100mila euro».
Per mantenerla con le 24 persone che ci lavorano attualmente, tra psicologi e assistenti, servirebbero circa 500mila euro all’anno. «Ma in Regione non troviamo alcun tipo di ascolto. Il presidente Marrazzo e l’assessore alle Politiche sociali Mandarelli non ci hanno mai ricevuto.

Le famiglie sono molto preoccupate anche perché si tratta di ragazzi che hanno patologie gravissime e che difficilmente senza assistenza domiciliare potranno rientrare nelle loro famiglie».

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