"Le banche devono contribuire"

Giorgetti: il prelievo sugli istituti è finalizzato a dare "sollievo fiscale"

"Le banche devono contribuire"
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«Se si guardano i bilanci di questi ultimi cinque anni, vediamo che ci sono settori, imprese, situazioni, che hanno subito pesantemente la crisi e gli effetti ad esempio del costo dell'energia, e ci sono dei settori che invece, per bravura degli imprenditori che vi lavorano, come quello bancario, che hanno fatto degli utili stratosferici». Giancarlo Giorgetti parte da qui, collegato in videoconferenza a un evento elettorale della Lega nelle Marche, per fissare la rotta della prossima manovra. «Ora in una situazione come questa, credo che in una logica di sistema, e senza bullizzare nessuno, però è giusto che in qualche modo tutti diano un contributo», ha aggiunto il ministro dell'Economia, aprendo così un nuovo fronte di riflessione sul peso che il settore del credito potrà avere nel sostegno al bilancio pubblico.

Un approccio che, almeno nelle intenzioni, punta a coniugare rigore e pragmatismo. «Non è che andiamo a fare delle crociate, ci metteremo al tavolo con loro come fatto negli anni scorsi e sicuramente troveremo il modo affinché tutti quanti, in particolare quelli che hanno più possibilità, possano dare un contributo a questo sollievo fiscale, che mi sembra assolutamente doveroso», ha aggiunto.

A questo proposito ieri il leader di Forza Italia e vicepremier, Antonio Tajani, ha incontrato il presidente Abi, Antonio Patuelli. Ribadita la contrarietà degli azzurri «all'introduzione di qualsiasi nuova tassa nei confronti di chiunque», mentre le banche hanno preso atto «del positivo andamento dell'intesa stabilita lo scorso anno (sul rinvio della deducibilità delle Dta; ndr), che porterà al bilancio dello Stato, per gli anni 2025 e 2026, oltre 4 miliardi di euro».

La cornice resta sempre la medesima: la manovra seguirà i sentieri della sostenibilità di margini di bilancio. «L'obiettivo è ridurre l'imposizione fiscale in generale. Vorrei notare che se avessimo avuto uno spread a 250 oggi invece che a 80, il costo degli interessi si sarebbe mangiato non solo qualsiasi possibilità di ridurre le imposte ma addirittura anche la possibilità di finanziare un peso importante come la Sanità», ha ribadito ieri Giorgetti rivendicando la «navigazione prudente» degli ultimi mesi. Sulla pace fiscale, tuttavia, ci sono spiragli. «Ci stiamo lavorando, ormai siamo in vista di un risultato ragionevole utile per arrivare a possibilità di far rifiatare chi si trova in questa situazione», ha evidenziato il titolare del Tesoro.

Giorgetti è atteso oggi in Senato, dove verrà votata la risoluzione bipartisan sulla nuova governance di bilancio, che impegna il governo a trasmettere alla Camere entro il 2 ottobre, il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) con l'aggiornamento delle previsioni a legislazione vigente per il successivo triennio. In sede di replica in Aula, le opposizioni si attendono che il ministro fornisca un quadro sull'andamento dell'economia.

Ancora non vi sono stime ufficiali: il Dfp di aprile prevedeva per il 2025 una crescita dello 0,6%, e dello 0,8% nel 2026 ma, secondo alcune indiscrezioni, potrebbero essere limate di un decimale. Restano così sul tavolo le ipotesi fin qui circolate oltre alla rottamazione: la rimodulazione della seconda aliquota Irpef, l'aggancio definitivo delle detrazioni al numero dei figli nonché l'Ires premiale e gli sconti fiscali sulle ristrutturazioni.

«È una priorità a cui teniamo particolarmente», ha spiegato il viceministro all'Economia Maurizio Leo, riferendosi anche alle «agevolazioni per l'acquisto o la locazione degli immobili per le giovani coppie». La priorità resta sempre quella indicata da Giorgetti: «mantenere l'Italia in linea di galleggiamento» e «navigare sulla rotta giusta».

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